Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'l talia dal 1871 al 1915 , uvent - scrive a Robilant il 19 gennaio 1874 - de ne pas avoir voix J enrage so 1· v· . V d 1 . d . , . . hapitre. J'écris parfois au cheva 1er 1scont1- enosta es ettres qm 01vent dec1s1veau c d . . . . . vif mais en pure perte: si on vous onne ra1son en pnnc1pe, on ne sa1t pas le piquer au, '. se resoudre a agir. Durante la prima metà del 1874, il malumore di Bismarck andò sempre piu accentuandosi. Nous avons perdu du terrain depus six moins - scriveva De Launay a Robilant il 25 giugno 1874. - On croit ici que dans nos régions officiellesil y a toujours un penchant trop prononcé pour la France. Quando i progressi dei partiti a~ticlericali in Francia cominciarono a far cadere la ostilità italiana, specialmente dopo l'autunno del 1874, la in– quietudine di Bismarck si accentuò: l'" alleanza predestinata" fra la Germania e l'Italia risultava sempre piu problematica. 8. La, questione di Tunisi Non potendo fare assegnamento su una solidarietà incondizionata del governo italiano contro la Francia, Bismarck cominciò - nella primavera del 1874, a quel che sembra 59 - ad accarezzare il disegno di una pacificazione franco-germanica, utilizzando a questo scopo la questione di Tunisi. La reggenza di Tunisi, malamente amministrata dal locale governo mu– sulmano, si offriva facile preda agli intrighi e ai colpi di mano dei paesi cosf detti civili. L'avanguardia di questi paesi civili era formata a Tunisi da finanzieri ed usurai francesi, inglesi e italiani. Prestavano denaro al Bey ad interessi rovinosi. A pagamento degli interessi, o con pretesti anche piu futili, gli estorcevano concessioni per coltivare immense estensioni di terra o aprire miniere inesplorate. In compenso di queste concessioni, promettevano di trasformare il paese, ricoprendolo d'oro: e le promesse erano cosf abbaglianti che i concessionari apparivano i benefattori, e il Bey diventava il debitore. In conseguenza, il Bey aggiungeva privilegi alle concessioni, per esempio la esenzione dai tributi. Sulla base di queste concessioni, si metteva su una Società. La Società talvolta tornava a Tunisi a sfruttare la concessione: cioè costruiva poche catapecchie, o faceva qualche buco nella terra; piu spesso non faceva nulla. Ma per il Bey il risultato ·era sempre lo stesso: la Società gli presentava una domanda d'indennità per le perdite subfre nel tentare di sfruttare la concessione, perché l'impresa era fallita per la mancanza di sicurezza nel paese, mancanza di cui il governo era responsabile. Il Bey di Tunisi pagava. Ma chi r~almente pagava, era la popolazione di Tunisi. La popolazione di Tunisi era tassata e ~itassata, dissanguata. Gli arabi dicevano che gli stranieri calavano a stormi sul paese ~?me mosche su un asino ferito." Gli agenti del Bey erano insaziabili; andavano su e grn, rastrellando l'ultimo quattrino e l'ultimo chicco di grano da una popolazione che dalle tasse era ridotta alla fame. Gli esattori combinavano la riscossione delle imposte con la tortura: chi incorreva nel sospetto di nascondere del grano, che fosse destinato ad 59 • Infatti nel maggio del 1874, diceva all'ambasciatore inglese a Berlino, con grande sor– yresa,, d1 questo, che "era per l'Europa cosa di somma importanza poter contare su una Francia orte : BOURGEOIS et PAGÈS, Origines et responsabilités de la grande guerre, 162. 173 BibliotecaGino Bianco

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