Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera di Francesco Crispi Viceversa, nessun impegno presero né la Germania né l'Austria per aiu– tare l'Italia nella difesa delle coste italiane contro la flotta francese. E nel luglio del 1889 Crispi era costretto a riconoscere che occorreva _riparare que- sta incredibile dimenticanza: · Ci occorre sapere - diceva all'ambasciatore Nigra - quello che farebbe l'Austria nel caso che noi fossimo attaccati dalla Francia. È necessario venire alla stipulazione d'una con– venzione militare, tanto per l'azione comune sul mare, quanto per l'azione comune in terra. Per la convenzione marittima abbiamo avuto con Bismarck delle intelligenze, che si devono coltivare. L'azione comune delle tre -flotte si imporrebbe alla Francia. 31 Cioè quella garenzia di solidarietà militare reciproca immediata, che Crispi proponeva a Friedrichsruhe, si trasformò in un obbligo unilaterale, che l'Italia assumeva di tenere a disposizione della Germania alcuni corpi di ar– mata, che non erano necessari alla operazione del settore franco-italiano; ma per la difesa delle città costiere del Tirreno e del proprio commercio marit– timo, l'Italia doveva fare assegnamento sulle sole proprie forze e sulla coope– razione dell'Inghilterra, dispensando principescamente da ogni obbligo le sue alleate. Tanto l'incubo di un'aggressione francese toglieva a Crispi la capacità di provvedere con sangue freddo agl'interessi dell'Italia, e faceva di lui uno '\ strumento passivo nelle mani di Bismarck! La convenzione doveva essere un segreto gelosissimo. Ma un segreto troppo accuratamente mantenuto non avrebbe fatto abbastanza il gioco del principe di Bismarck. Ed ecco la ufficiosa Post fino dal 30 ottobre 1887, in un articolo solenne e involuto, dissertare sull'interesse che ci sarebbe a co– noscere "quali provvedimenti nel convegno di Friedrichsruhe si siano pre– si per assicurare la pace, e da qual parte siano da temere le perturbazioni," e far le viste di supporre che a Friedrichsruhe "i due uomini di Stato si sa– ranno accordati circa il modo di respingere l'attacco, e in ciò starebbe l'im– portanza capitale ed anche il segreto del convegno." Nel febbraio, poi, del 1888, non appena la convenzione fu firmata, una indiscrezione, commessa proprio alla corte italiana, dette al governo francese la certezza delle nuove stipulazioni militari. Questa ·notizia succedeva, proprio a pochi giorni di distanza, alla chiu– sura di un incidente sorto a Firenze nel dicembre del 1887 fra l'autorità giu– diziaria italiana e il consolato francese, durante il quale il pretore del primo mandamento della città era entrato nella sede del consolato e vi aveva se– questrato dei documenti. 38 E proprio nel febbraio del 1888 Bismarck otteneva dal Reichstag un nuovo aumento del bilancio della guerra; - e avveniva la pubblicazione del trattato austro-tedesco del 1879 contro la Russia 39 ; - violazione della neutralità svizzera, sia invece la piu antica e risalga al tempo di Crispi: infatti, nel -1891, l'on. di Rudinf, procedendosi alla rielaborazione della convenzione militare, rifiutò di im– pegnarsi alla violazione della neutralità svizzera. E questa ipotesi sarebbe confermata dalla politica di provocazioni, che Bismarck iniziò con la Svizzera nel 1889, nello stesso tempo in cui concep{ il progetto di scatenare una nuova guerra con la Francia (HOHENLOHE, Denkwurdigkeiten, II, 456, 457). 37 Politica estera, p. 328. 38 Ultimi scritti, p. 291. 3 9 ALBIN, L'Allemagne et la France, pp. 76-132-260. 119 BibliotecaGino Bianco

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