•• Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 gambe buone e di saper ballare. I forti arrivano sempre in tempo; i deboli arrivano sempre tardi. E chi, essendo debole, invece di pensare a crescere e a rafforzare le ossa, sperpera le forze per fare quel che fanno i grandi, non fa se non rendersi sempre piu debole ed allontanarsi sempre piu dal momento in cui potrebbe competere coi grandi. Se invece di scimmiottare nella febbre coloniale quelle altre nazioni di Europa che per avere grande abbondanza di capitali possono trovar conveniente l'occupazione di domini diretti, tenessimo presenti al pensie!o le condizioni peculiari del nostro paese, noi sapremmo che l'Italia ha veramente un immenso problema coloniale da risolvere: un problema tutto suo proprio, che non esiste né per l'Inghilterra, né per la Francia, né per la Germania; e che quando sia intelligentemente affrontato può creare davvero una grande forza internazionale pel nostro paese. È il problema dei nostri emigranti, che par-· tono dall'Italia senza nessuna preparazione di coltura, senza nessuna educazione del sentimento nazionale, abbandonati a milioni per il mondo, senza protezione, senza conforto della patria. Ecco il problema coloniale italiano, a risolvere il quale non ci servirebbe a nulla il possesso diretto di colonie, in cui non ci sarebbe possibile importar capitali per crearvi lavoro. L'emigrazione non può essere spinta con leggi e decreti dove non vuole andare, dove non ha interesse d'andare. L'emigrazione proletaria si concreta dove le condizioni naturali propizie e il flusso di capitali, attirativi dalle condizioni naturali, determinano rapporti di produzione suscettibili di alti salari. Ora il nostro piu ardente desiderio dovrebbe essere che questi rapporti di produzione si determinassero specialmente sulle rive del Mediterraneo. Quale forza morale e politica, quale facilità di espansione commerciale, non rappresenterebbero per la nostra patria i cinque milioni di nostri emigranti, se invece di essere sparpagliati per tutto il mondo senza possibilità di azione comune, fossero raccolti, almeno in parte, a poca distanza della madre patria, meno incolti, saldamente organizzati intorno a scuole e a Camere di lavoro nazionali, in rapida e continua comunicazione colla patria! La conquista della Libia non ha risolto in nessun modo questo problema: 1) perché la Libia, salvo zone eccezionali non piu estese in tutto che una mezza Sicilia, non è paese_in alcun modo utilizzabile; 2) perché non basta occupare militarmente un paese per colonizzarlo, ma occorrono capitali, che l'Italia non ha. In Tunisia, invece, gl'italiani in trent'anni sono cresciuti da 30 mila a 130 mila, senza che l'Italia abbia speso un soldo, grazie agli enormi capitali impiegativi dalla Francia. Bisognerebbe che nell'Africa settentrionale e nell'Asia occidentale avvenisse altrettanto. L'Italia dovrebbe dare alla nuova vita economica di quelle regioni le braccia lavoratrici. I capitali non possono essere dati che da altre nazioni. E queste non possono essere che l'Inghilterra e la Francia: ché né la Germania né l'Austria hanno copia di capitali esportabili. 480 BibliotecaGino Bianco
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