"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 nello stesso tempo distribuisse gli oneri della difesa terrestre e interdicesse alla Serbia ogni inizio di spese navali. All'Austria noi non possiamo impedire di avere una fiotta, pe_rchéessa già la possiede. Alla Serbia di domani dobbiamo impedirlo nell'interesse suo e nell'interesse nostro. E possiamo approfittare di questo momento, che non tornerà piu nella storia, per escludere dall'Adriatico l'Austria ch.e ha . una ·/fotta, e sostituirle un nuovo stato che non ha nessuna fiotta e a cui possiamo impedire di crearsela. E anche nella peggiore di tutte le ipotesi possibili: cioè nella ipotesi che la grande Serbia riesca a fornirsi di una flotta e si unisca un giorno ali'Austria per terra e per mare contro di noi, che male quest'alleanza transitoria potrebbe farci, in confronto a quello che ci verrebbe in permanenza da un'AustriaUngheria estesasi fino all'Egeo con l'assorbimento della Serbia attuale, quale la desiderano i fedeli della Triplice Alleanza, e quale si avrebbe nel caso di vittoria austro-germanica? I triplicisti agitano continuamente lo spettro del panslavismo: secondo essi la grande Serbia sarà l'avanguardia della Russia nell'Adriatico. Ignorano, o fingono di ignorare, che il pericolo panslavista è ipotetico e futuro, mentre il pericolo pangermanico è reale e immediato. Ignorano o fingono di ignorare che, non la Serbia, ma l'alleata Austria ha tentato di mettersi d'accordo con la Russia nel 1897 e nel 1903 per ottenere mano libera in tutta la Balcania occidentale e nell'Adriatico a danno dell'Italia. Ma non è necessaria nessuna profonda dottrina geografica e storica per capire che il panslavismo è uno spauracchio altrettanto serio quanto sarebbe quello del panlatinismo. Gli slavi del sud sono divisi totalmente dalla Russia, grazie a una salda barriera di popolazioni tedesche, magiare e rumene, che va dalle Alpi orientali al mar Nero. E non si vede in che modo la Russia potrebbe distruggere o sottomettere questa massa di popoli per arrivare, nientemeno all'Adriatico, senza che tutta l'Europa si unisse per impedire tanta mostruosità. Che se la egemonia russa sull'Adriatico si suppone debba esercitarsi, non grazie a un dominio diretto, ma attraverso un permanente vassallaggio della Serbia verso le direttive della politica russa, anche questa è vana paura. La Serbia, come la Rumenia, come la Bulgaria, come la Grecia, ha fatto nel passato e continuerà a fare in avvenire la politica dei suoi interessi e non la politica della Russia. Né pio né meno di quel che ha fatto e farà l'Italia rispetto alla Francia ai cui aiuti noi pur dobbiamo, come devono gli stati balcanici alla Russia in proporzioni cosi larghe, l'acquisto della indipendenza nazionale. Tutta la storia del secolo XIX è la storia di una sistematica infedeltà degli stati balcanici verso l'impero degli zar. Ciò che ha spinto spesso questi paesi a gravitare nell'orbita russa, è stata la necessità in cui si sono trovati di ricorrere all'aiuto della Russia nelle loro lotte nazionali contro la Turchia e nella difesa della loro autonomia contro l'Austria; salvo, beninteso, ad appoggiarsi all'Austria, all'Inghilterra o alla 464 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==