Guerra o neutralità? scienza e responsabilità, non è il problema dell'intervento o della neutralità, ma quello della definizione degl'interessi dell'Italia. Non occorre, infatti, essere addentro a nessun profondo segreto <li stato per sapere se oggi convenga all'Italia lo starsene disinteressata alla finestra a contare i colpi che gli avversari si danno; oppure se sia piu utile accettare gli inviti della Triplice Intesa e intervenire per abbattere il pangermanismo e conquistare migliori frontiere orientali e nuove posizioni adriatiche; oppure se ci sarebbe piu utile prestare ascolto all'Austria e alla Germania che ci offrono la Corsica, Nizza, la Tunisia, l'Algeria. Per risolvere questi problemi, gli uomini di governo e i diplomatici non , possiedono elementi diversi da quelli che sono a disposizione di quei cittadini' privati che abbiano una sufficiente conoscenza delle condizioni economiche, sociali, morali dell'Italia e degli altri paesi. Anzi, se un privato ha una coltura larga e una intelligenza penetrante, è certo che nell'apprezzare gl'interessi nazionali egli riescirà assai meglio di un ambasciatore o di un ministro, i quali abbiano minore forza d'ingegno e piu scarsa preparazione di coltura. Viceversa, la scelta dei mezzi piu opportuni per l'attuazione di un determinato programma, quella s1 che deve essere abbandonata, almeno in limiti assai larghi, al criterio ed alla responsabilità degli uomini di governo: i quali posseggono essi soli certi elementi di giudizio, necessariamente segreti o mal noti ai cittadini privati. Chi mai, all'infuori degli uomini di governo, che conoscono i trattati precedenti e le proposte precise che vengono o non vengono fatte, giorno per giorno, dagli uni e dagli altri al nostro paese, chi mai ignorando questi decisivi elementi di giudizio, può sentenziare con sicurezza, che il Governo fa bene o male a rimanere neutrale, farebbe bene o male a romp~re la neutralità? E anche quando nell'esame dei mezzi richiesti dal raggiungimento di un determinato fine apparisse necessaria la guerra, non è evidente che al solo Governo tocca la responsabilità di scegliere il come e il quando, salvo beninteso ad assegnare, a fatti compiuti, a ciascun responsabile il merito del bene e il demerito del male fatto? Né si dica che questa larghezza di iniziativa si può lasciare al Governo da coloro che nel Governo hanno fiducia, non da chi si trova all'opposizione. L'opposizione non deve aspettare che il Governo abbia mandato il paese a male, prima di prendersi la magra soddisfazione di accertare le responsabilità, cioè di raccattare i cocci, a fatti compiuti; ma deve ce~care di trascinare ~l Governo per la via buona o di sostituirlo per fare meglio, se necessario. Questo ragionamento andrebbe bene, se la opposizione dichiarasse nettamente di avere lo stesso programma di politica estera del Governo, ma di non poterne approvare i mezzi; oppure di avere un programma diverso che richieda metodi diversi. Ma in questo momento né il programma del Governo è noto, né gli oppositori definiscono il programma proprio. Questo solo sappiamo: che il Governo resta neutrale, mentre gli oppositori vorrebbero uscire oggi in guerra, oppure vorrebbero essere già usciti, oppure vogliono che si 457 BiblioteèaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==