Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 dei desideri immoderati, diventano sconfitte. Lo spirito pubblico non è mai soddisfatto: né può godere i vantaggi. dell'equilibrio, né sa rinunziare agli sterili rimpianti delle aspirazioni irreali. L'impresa libica dovrebbe metterci in guardia contro i danni delle eccessive aspettazioni. Anche ammesso che la guerra libica fosse necessaria, è certo che essa si poteva fare con sforzi assai piu economici, se la sovreccitazione pubblica non avesse trascinato un Governo, ignorante né piu né meno del paese, a passi stoltamente inconsiderati. Se per es. la generale follia non avesse fatto respingere come non sufficientemente grandioso ed eroico il programma di fermarsi alla costa e di non penetrare nell'interno che lentamente e comodamente secondo gli ulteriori consigli della opportunità, oggi non avremmo in Cirenaica l'impressione di avere fatto un fiasco per non essere riesciti ad allontanarci dalla costa piu di quanto una visione esatta della realtà rendeva fino da principio consigliabile; né av~emmo fatto nel Fezzan la pazza e costosa . fanfaronata della penetrazione fino a Morzuk, seguita a cosi breve distanza di tempo da una cosi rapida e cosi pericolosa ritirata. Nel problema attuale dei rapporti territoriali italo-austriaci-balcanici, e di una nuova loro migliore sistemazione, sarebbe stato bene che nessuno avesse preteso di concretare a modo suo le linee del programma nazionale; si sarebbero evitate discussioni, il cui minore inconveniente è quello di apparire ridicole; si sarebbe fatta opera di sincera ed utile concordia fra gli elementi, diversi di tradizioni ideali e di origini storiche, i quali concorrono alla campagna contro la Triplice. Si è preferito invece, speculare sul desiderio di concordia per mettere la concordia a servizio delle tendenze di un gruppo solo; si è domandato il silenzio, per preoccupare grazie al silenzio dei minchioni il terreno a vantaggio dei piu abili. Anche il ciucaio e il suo ciuco sono concordi: ma altro è essere il ciucaio, altro è essere il ciuco. Nella concordia attuale fra democratici e nazionalisti i democratici fanno, al solito, la parte del ciuco. Finché non si trattasse che della democrazia, ce ne importerebbe solo fino ad un certo punto. Ma certe forme di "concordia," cioè di propaganda incontrollata e incontrastata, sono dannose all'intero paese, senza distinzione di partiti. Ecco perché non possiamo tacere, dal momento che tutti parlano. 454 BibliotecaGino Bianco

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