Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia " e altri scritti dal 1900 al 1915 Il problema dei legami della Triplice turba le coscienze di molti italiani, e ha turbato assai - perché non dirlo? - anche la nostra. Un trattato firmato dall'Italia non deve essere un pezzo di carta che si possa stracciare a capriccio o per comodo. L'Italia sarebbe disonorata e svalutata se commettesse verso la Germania e l'Austria un atto di slealtà: neanche la Triplice Intesa, a cui renderemmo questo servigio indegno, sentirebbe di potersi fidare della parola nostra. Ma anche dato e non concesso che il trattato o meglio tutto l'insieme di patti e accordi che vanno sotto il nome di Triplice Alleanza, ci obblighino alla neutralità benevola verso gli imperi centrali, non per questo cesserebbe la utilità di una ricerca libera degl'interessi dell'Italia. Definire quegl'interessi indipendentemente dai patti della Triplice significa metterci in grado di definire le responsabilità di coloro che nel 1912 anticiparono il rinnovamento della Triplice. Se l'esame del problema ci conduce a definire gl'interessi dell'Italia in modo che essi si trovano garentiti dalla Triplice, questa conclusione ci porterà non ad invocare il rispetto dei patti, perché ci fanno comodo, ma ad approvare, e se occorre glorificare, gli autori de] trattato e del suo anticipato rinnuovamento. Se gl'interessi dell'Italia ci appariranno tali da non poter essere realizzati se non contro i patti della Triplice, non ne ricaveremo il nostro diritto di violare il trattato, no: ma ne ricaveremo la visione chiara della responsabilità di coloro che nel 1912 rinnovarono, in quelle condizioni, quei patti segreti e dannosi al paese. Ma è proprio vero che i patti della Triplice ci obblighino alla neutralità? I testi dei trattati e degli accordi sono segreti. Manca perciò ogni elemento sicuro per determinare fino a qual punto, nelle attuali condizioni di Europa, cosi diverse da quelle del momento in cui i patti furono rinnovati, l'Italia sia tenuta a rimanere legata alle potenze centrali. Questo, però, sappiamo: che nell'agosto passato i triplicisti proclamavano che l'Italia, secondo i patti della Triplice, non aveva diritto di essere neutrale; e pare che alle ambasciate italiane di Vienna e di Berlino non vi fosse segretario e bidello che non proclamasse ai quattro venti che l'Italia era disonorata, perché non aveva dichiarato guerra alla Triplice Intesa. Oggi è pacifico che l'Italia aveva il diritto di dichiararsi neutrale (si veda il definitivo opuscolo L'ltalie et la grande guerre, lettre d'un italien au directeur d'une revue allemande, Torino, V. Bocca, 1914).Anzi i triplicisti proclamano che quella neutralità che nell'agosto era un tradimento oggi è un ... dovere. Bisognerebbe, dunque, lasciar decidere se la neutralità ci è o. no imposta dai patti della Triplice a chi conosce i patti medesimi. Noi possiamo solo . d,eterminare quali sono gl'interessi reali del paese, e sulla base di questi interessi aspettare al varco gli esecutori del trattato. Ma si può andare anche piu avanti nell'esame de\ caso di coscienza. Anzitutto si ha il diritto di affermare che, per quanto largo e incondizionato sia l'eventuale obbligo di neutralità fattoci dal trattato, esso trattato in 450 Biblioteca Gino Bianco

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