'' Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 19()() al 1915 qualche ramo della nostra amministrazione ha stentato a far fronte al suo compito. Sarebbe sciocco e infantile chiudere gli occhi alla realtà, e astenersi da ogni equa critica. Ma sappiamo altresi che una prodigiosa attività, una vasta e difficile organizzazione sono state messe in opera affinché il paese possa proseguire la sua vita consueta, nelle eccezionali circostanze. Negare a quei modesti e infaticabili lavoratori il nostro rispetto e la nostra riconoscenza sarebbe superficiale e deplorevdle. Bisogna che il popolo meriti la fiducia dei suoi governanti e dimostri coi fatti come sia possibile ad un Governo trarre la sua maggior forza e gloria dall'appoggio spontaneo di liberi cittadini, pronti a dare tutta la loro capacità di pensiero, di lavoro e di resistenza al fine di conservare la libertà, sacro patrimonio comune. Il ministero e il paese 1 Un amico dell'Unità vuol sapere da noi se siamo ministeriali. La domanda è assai piu facile della risposta. È una domanda troppo semplice, troppo semplicista, e indica nel nostro amico una mentalità avvezza a spaccare il mondo con l'accetta; minist.eriali o antiministeriali, socialisti o antisocialisti, eletti o condannati. Per sentirci ministeriali bisognerebbe che non solo approvassimo tutta l'opera passata del Ministero, ma soprattutto avessimo fiducia nelle sue intenzioni attuali e nelle sue iniziative avvenire. E per sentirci antiministeriali bisognerebbe che vedessimo in Italia la possibilità di un'altra combinazione ministeriale, a cui la nostra fiducia potesse andare con quella sicurezza, che ci manca di fronte alla combinazione attuale. In queste condizioni, come si fa a dirsi ministeriali o antiministeriali? La sola cosa che si può affermare, oggi, è che, per quel che fa la piazza, e dati i problemi di politica estera, che il Governo italiano deve risolvere, il Ministero attuale è il meno peggio che si possa aspettare. Convinti come siamo che l'Italia deve intervenire nella crisi europea, anche con la partecipazione alla guerra - se sarà necessario, - a fianco della Triplice Intesa, per impedire il predominio mondiale germanico, per determinare una crisi democratica nella politica interna della Germania, per dare la spinta a un migliore riordinamento dell'Europa sulle basi delle nazionalità, noi non vediamo che gli attuali nostri governanti, dato che avessero la stessa 1 Pubblicato in "L'Unità," a. III, n° 40, 25 dicembre 1914, p. 596. [N.d.C.] 422 Biblioteca Gino Bianco
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