Austria, Italia e Serbia frustrati nella loro richiesta di una modesta autonomia amrrurustrativa che non comprometteva in nessun modo la compagine austriaca e disturbava solo i piccoli interessi personali e locali dei tedeschi di lnnsbruck e dei burocratici di Vienna. Nel Goriziano, a Trieste, nell'Istria la situazione etnica ~ non è cosi chiara come nel Trentino: qui ferve una lotta accanita fra contadini slavi e cittadini italiani in cui è possibile dividere nettamente fra gli uni e gli altri il diritto e il torto: lotta inevitabile per ragioni sociali, a cui, per altro, si può e si deve mettere rimedio con la giustizia sociale. Ma questa lotta è stata sistematicamente sollecitata, esasperata, precipitata dalla burocrazia austriaca in un cieco furore antiitaliano, col triste programma di sradicare da tutta la Venezia Giulia qualunque ultimo vestigio della nostra storia e della nostra civiltà. Irredentismo e -politica nazionale Chi scrive queste pagine non è mai stato un irredentista. Ha avuto, anzi, parecchie vivaci polemiche con gli irredentisti, ai quali ha spesso rimproverato di subordinare il destino dei 35.000.000di regnicoli alle aspirazioni di neanche un milione di redenti, di essere troppo disposti ad aiutare l'Austria nelle sue ambizioni balcaniche purché cedesse gentilmente il Trentino e l'Istria o magari il solo Trentino all'Italia, e di voler mettere a fuoco tutto il mondo al solo fine di cuocere il piccolo uovo delle loro rivendicazioni nazionali. Provocare una guerra con l'Austria a causa degli italiani irredenti è sembrato sempre a chi scrive queste pagine un delitto perché o la guerra si sarebbe estesa a tutta l'Europa, e chi se ne fosse assunta la responsabilità avrebbe commesso un immenso delitto; o l'Italia sarebbe stata abbandonata da tutti in una lotta impari con l'Austria e avrebbe pagato a caro prezzo le conseguenze di un vero e proprio accesso di follia. Ma il delitto è oramai stato commesso da altri. L'accesso di follia è venuto da altri. E l'Austria, stroncata già a mezzo dalla Russia, impegnata con la Serbia, assalita probabilmente domani anche dalla Romania non può opporre oggi a noi quelle forze che la rendevano ieri formidabile. Se noi l'assalissimo oggi, non commetteremmo un atto di follia. Avremmo anzi grandi probabilità di successo. In tutti i casi, immobilizzando contro di noi • una notevole parte dell'esercito austriaco, contribuiremmo notevolmente alla vittoria finale della Triplice Intesa. O noi ripariamo oggi all'errore del 1866 e completiamo l'opera di unificazione e di consolidamento nazionale troncata miseramente allora, o non potremo risolvere questo problema mai piu. Noi dobbiamo volere non solo che l'attuale crisi europea si chiuda con la sconfitta del pangerma'T!,ismo,ma anche che non st chiuda senza che l'Italia si sia annesso il Trentino e la Venezia Giulia. 419 Biblioteca Gino Bianco
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