Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Austria, Italia e Serbia intorno alle frontiere meridionali dell'Impero austro-ungarico un maggior numero possibile di forze militari austriache, distraendole dalla frontiera russa. La Serbia, anche sconfitta, sarà vincitrice, se vinceranno i suoi amici; e anche se localmente riporterà grandi successi tattici dovrà dichiararsi alla fine vinta, qualora il blocco austro-germanico riesca vittorioso sui campi principali della contesa. Una invasione a fondo della Serbia per opera dell'esercito austriaco, non muterebbe in nulla la funzione militare della Serbia: ne aumenterebbe anzi il peso, in quanto gli austriaci avrebbero bisogno, per mantenersi in Serbia contro le guerriglie indigene, di maggiori forze che non occorrerebbero per difendere la Bosnia dalla invasione. Tutto compreso, anzi, nell'interesse nostro e della Triplice Intesa, sarebbe desiderabile, che la Serbia si vedesse almeno per un po' di tempo ridotta a mal partito. Le difficoltà le consiglierebbero una maggior temperanza verso la Macedonia e faciliterebbero quell'accordo serbo-bulgaro, che è stato reso finora impossibile dalla ubriacatura nazionalista di molti serbi. (I nazionalisti sono"gli s~essiin tutti i paesi: privi di ogni sentimento delle proporzioni e della realtà, pronti a mandar in rovina la nazione di cui pretendono essere i soli tutori legittimi.) E non sarebbe neanche impossibile che la occupazione militare della Serbia da parte dell'Austria desse modo all'Italia di domandare all'Austria spiegazioni e assicurazioni esplicite delle sue intenzioni di fronte alla Serbia. Se è tuttora in vigore la dichiarazione fatta dall'Austria in occasione del rinnovamento della Triplice Intesa del 1887,che essa "non ha intenzione di nuove espansioni balcaniche"; e se nessuna convenzione è intervenuta, in forza della quale l'Italia si sia obbligata a lasciar mano libera all'Austria verso la Serbia, ottenendo chi sa che cosa in compenso per questo sproposito briccone -, il momento buono per venire con la nostra graziosa alleata ad una spiegazione necessaria sarebbe proprio quello, in cui l'Austria avesse occupata una zona abbastanza larga della Serbia. Nell'ultimatum del luglio passato l'Austria voleva far credere di non aver verso la Serbia nessuna pretesa di conquista "territoriale," ne proclamava, anzi, la "integrità": domandava, solo, di potere controllare l'esercito, la magistratura, la polizia, le scuole; cioè mentre ne rispettava "l'integrità territoriale," ne aboliva "l'indipendenza nazionale." Il Governo italiano, allora, non protestò. Forse il cavillo diplomatico escogitato dall'Austria per dissimulare la conquista rendeva, in quel momento, prematura la protesta, ma la occupazione materiale del territorio serbo muterebbe le basi della situaziorie: l'Italia - se non è già disarmata da qualche patto segreto, i cui autori si sarebbero assunta innanzi alla nazione una terribile responsabilità - l'Italia avrebbe il diritto di esigere che l'Austria spiegasse e senza cavilli le sue intenzioni: cioè si impegnasse fino da ora a rispettare non solo la integrità territoriale, ma anche la indipendenza nazion3le della Serbia, quale che sia il risultato della guerra. 415 Biblioteca Gino Bianco

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