Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Per l'indipendenza d'Italia - La voragine d'odio perenne, che la occupazione nostra della Dalmazia scaYerebbe fra noi e gli slavi, ci toglierebbe il modo d'intenderci con la Serbia per la distribuzione degli uffici e delle spese della difesa terrestre del nuovo ordine territoriale e per il disarmo dell'Adriatico. Tanto peggio, tanto meglio: - pensano i nazionalisti - un paese ha bisogno di aver difficoltà esterne; se non le ha, se le deve creare, se arriva ad eliminarne una, deve suscitarne dieci. E la " democrazia," incolta, ignara delle tradizioni e degli interessi suoi attraversati da correnti di cieche ingordigie e di bestiali perversità, essa stessa beve a fiotti la propaganda nazionalista, che per meglio riuscire si fa avanti con argomenti democratici falsificati: attribuisce a Mazzini idee che non ha mai avute, inventa le statistiche, postula la necessità, milita difensive inesistenti; gli stessi trucchi, che erano riesciti cosi bene a lanciare la guerra libica, li ripete ora per deformare e demoralizzare lo slancio del sentimento nazionale. , E per reazione si consolida nel Partito Socialista Ufficiale la teoria della neutralità assoluta: la quale è certo in parte cecità per tutti i problemi, e nazionali e internazionali, che travalicano interessi immediati della lega, della cooperativa, del collegio; in parte il prodotto di una falsa interpretazione della teoria della lotta di classe e di una infantile confusione fra socialismo e pacifismo: - ma è anche sospetto, non del tutto ingiustificato, dei pericoli a cui il movimento socialista e democratico è esposto se si lascia trascinare a solidarietà innaturale col movimento nazionalista. Motivo per cui si può affermare che il miglior servizio, che i nazionalisti abbiano reso finora all'Austria e alla Germania, sia stata proprio la loro campagna contro l'Austria e la Germania: discreditatisi per la guerra libica e per le pagliacciate successive clericali e protezioniste, gettano oramai il discredito su qualunque, causa si mettono a propugnare. In si fatte condizioni dello spirito pubblico noi non abbiamo il diritto di tacere. Abbiamo qualche cosa da dire ai giovani, che si erano stretti fiduciosi intorno al nostro giornale. E perciò riprendiamo il nostro lavoro. Per l'indipendenza d'Ita/,ia 1 Nessun cittadino, a qualunque idea politica appartenga - salvo che non sia un clericale temporalista o un socialista herveista - può mettere in dubbio 1 Pubblicato in "L'Unità," a. III, n° 37, 4 dicembre 1914, pp. 581-582, e riprodotto nel volume L'Unità di Gaetano Salvemini, pp. 358-363, e nel voi. "L'Unità" e "La Voce" politica cit., pp. 444-448. [N.d.C.] 397 ~· ioteca Gino Bianco

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