" Come siamo andati tn Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 faranno tutti gli altri dal momento che ogni ·speranza di pace è morta per sempre, che la guerra diventerà lo stato normale del genere umano, che ogni nazione dovrà circondarsi di una muraglia cinese e bastare a tutta se stessa . . 1n pace e 1n guerra. . E il Governo, che è in mani protezioniste - "democratici" e "conservatori," in fatto di propaganda doganale sono tutti farina dello stesso sacco - approfitta del turbamento e della distrazione della opinione pubblica per preparare il nuovo regime doganale desiderato dei pescicani dell'industna protetta. E parallela e connessa alla campagna protezionista si sviluppa la campagna nazionalista per una guerra, non di giustizia nazionale ma di sopraffazione e di rapina. La guerra sognata da costoro non era quella a cui obtorto collo si sono - adattati: il loro programma era di marciare ai fianchi della Germania e del1' Austria per conquistare l'Africa Settentrionale, la Corsica, l'Asia Minore, chissà quale altra parte del mondo. Saltata per aria, al primo urto della realtà, la loro - ironia delle parole - " politica realista " non hanno tardato a riprendere fiato. Se non si può fare la guerra ad occidente si faccia ad oriente: purché sia una guerra di prepotenza brutale, purché semini odi nuovi piu aspri degli antichi, purché prepari nuovi motivi di guerra, che assicuri anche in tempo di pace una maggior necessità di armamenti ali"' industria nazionale." Ad oriente c'è il problema degli italiani del Trentino e della Istria: problema penoso, che non risoluto dall'Austria ha impedito ogni accordo sincero fra l'Italia e l'Austria, ma che oggi noi possiamo e dohbiamo risolvere con la nostra volontà, senza attendere piu il beneplacito da chi in 50 anni non ha dimostrato che insolenze e cattiva volontà; opera di giustizia, dunque, ed opera di difesa nazionale. Ma per i nazionalisti una guerra di giustizia e di difesa non ha senso. Non si contentano delle mani piene le vogliono strapiene, soprattutto le vogliono sporche. Dunque non bisogna contentarsi del confine geografico militare e linguistico del Trentino: bisogna andare piu in su, inghiottire anche un buon numero di tedeschi, arrivare al Brennero, e non bisogna accontentarsi dell'Istria bisogna prendersi la Dalmazia. Questo ci tirerebbe in casa un irredentismo tedesco, di cui non abbiamo bisogno, e un irredentismo slavo assai piu esteso e piu difficile a vincere di quello che necessariamente occorrerà fronteggiare in Istria al di qua del nuovo confine militare: - l'Italia, uno dei pochissimi paesi d'Europa che abbia la fortuna di non avere irredentismi e di non dover lottare con quelle forze permanenti della storia che sono le nazionalità: perché rinunciare a questo privilegio? - un lungo confine terrestre in Dalmazia ci obbligherebbe ad enormi spese di difesa non giustificate dalla necessità di sostenere gli scarsi nuclei italiani sommersi in quel paese sotto l'invincibi1e marea slava. 396 BibliotecaGino Bianco
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