Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

La Dalmazia essi vogliono che vadano: e la pretesa italianità della Dalmazia s1 presterebbe ottimamente allo scopo. Quali siano quei famosi "interessi" che il nostro Governo aspetta di vedere minacciati per uscire dalla neutralità, né il Governo ha mai definito, né i critici del Governo hanno osato finora domandare. ·In qualche mese di campagna giornalistica un po' abilmente condotta, sarebbe facile creare un nuovo dogma negli spiriti di tutti i giovincelli e sfaccendati, che formano tanta parte della classe politica italiana: il dogma che la Dalmazia deve essere o austriaca o ita1iana, che senza di essa l'Italia sarebbe "soffocata," che dalla Dalmazia unita alla Serbia il panslavismo minaccerebbe la nostra esistenza nazionale, che "l'attrazione dell'altra sponda," dopo aver funzionato per la Libia, deve funzionare per la Dalmazia, e altre allegrie simili. Finché l'Austria riescisse a resistere, bene o male alla Serbia, il dogma rimarrebbe a mezz'aria, il giorno in cui invece i serbi si affacciassero all'Adriatico, allora i nostri triplicisti affermerebbero violati gli " interessi " dell'Italia e domanderebbero l'intervento... a fianco dell'Austria. Non vorremmo che la questione dalmata fosse la porta, attraverso cui l'Italia dovesse rientrare nella galera della Triplice Alleanza. Perciò sarebbe bene non prendere troppo alla leggera la campagna nazionalista per la Dalmazia. Tripoli insegni. E sarebbe bene, nel trattare il problema dalmato, aver presenti gli insegnamenti, che ci ha lasciati a questo proposito Nicolò Tommaseo, il dalmato italianizzato che meglio di ogni altro ha conosciute le condizioni etniche, linguistiche,. religiose, morali delle regioni bagnate dall'Adriatico orientale. Gli slavi - scriveva Egli nel 1851 - non intendono gli italiani; e questi nell' orgoglio delle loro glorie stravecchie, disprezzano solidamente quelli. Ma i popoli disprezzati hanno le chiavi del mondo avvenire. Bisogna intendersi per necessità e per lucro, chi non sa per virtu e per amore ... L'angusto e infelice paese di Dalmazia, dalla missione del sangue latino e dai lunghi commerci di affetto e di studio con l'Italia è creato quasi mediatore tra il secolo antico e il novello. Ma per farsi degni di tanto, conviene che i dalmati intendano il loro avvenire; che, sentendosi slavi, non rinneghino però l'Italia, alla quale sono congiunti con tanti vincoli d'idee e di dolori (Il secondo esilio, I, 144, 156). Facciamo che una nostra ambizione smodata non rompa quel commercio di affetti e di studi, da cui l'Italia ha da sperare infinitamente piu che da conquiste territoriali; commercio che sarebbe il piu sicuro e piu benefico risultato di una grande Serbia, aiutata dall'Italia a conquistarsi il libero sospiro dell'Adriatico. 373 Biblioteca·Gino Bianco

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