La, Dalmazia Né diversamente dal Mazzini pensarono della Dalmazia gli altri. scrittori politici e statisti del nostro Risorgimento. Il Durando, per esempio, nella carta geografica annessa al volume Della nazionalità italiana (1846) lascia fuori del confine della nuova Italia la Dalmazia. Il Tommaseo considera la Dalmazia, insieme alla Bosnia e all'Erzegovina, come sede della piu pura favella serbo-croata (Il secondo esilio, Milano, 1862, I, 141, 153); e augura che la Dalmazia si unisca col tempo alla Croazia e alla Bosnia (I, 143, 308). E il conte di Cavour scriveva il 28 dicembre 1860 a Lorenzo Valerio: Io non ignoro che nelle città, lungo la costa, v'hanno centri di popolazione italiana per razza e per aspirazioni. Ma nelle campagne gli abitanti sono tutti di razza slava: e sarebbe inimicarsi gratuitamente i Croati, i Serbi, i Magiari e tutte le popolazioni germaniche il voler togliere a cosi vasta parte dell'Europa centrale ogni sbocco sul Mediterraneo (Epistolario, IV, 139-140). Le citazioni storiche - non possono da sé sole tracciare la via all'azione odierna del nostro paese. Se cinquant'anni or sono i migliori italiani non si sognavano di comprendere la Dalmazia nell'Italia, oggi le cose potrebbero essere mutate. E nulla può vietare a -priori che si oppongano autorità nuove alle autorità antiche: per esempio Enrico Corradini a Mazzini, Antonio Cippico al Tommaseo, l'on. Foscari al Durando, e l'on. Federzoni al conte di Cavour. La opposizione risoluta, che ogni italiano di buon senso dovrebbe elevare contro questa assurda pretesa di fare della Dalmazia una terra italiana, nasce I da ragioni di fatto, le quali rimarrebbero incrollabili anche se tutte le autorità, antiche e moderne, serie e facete, perorassero in senso c~ntrario. E sono appunto queste ragioni di fatto che danno serietà alle opinioni degli antichi e rendono facete le fantasie dei moderni. La prima di queste ragioni è che la Dalmazia è terra abitata oggi, in proporzioni piu larghe che cinquant'anni or sono, da popolazione serbocroata. Per quanto le cifre dei censimenti austriaci non si debbano mai prendere alla lettera, nessuna persona di buona fede può pretendere di capovolgere addirittura un censimento, che per la Dalmazia dà 627 mila serbo-croati e 18 mila italiani. Si correggano pure con la massima larghezza possibile le ingiustizie, che nei censimenti austriaci sono commesse sempre dalle maggioranze a danno delle minoranze: non si potrà mai assegnare alla popolazione italiana piu di un 50 mila anime. E se 50 mila italiani su 650 mila abitanti dovessero fare della Dalmazia una terra italiana, dove se n'andrebbe l'italianità dell'Istria, dove quasi una metà della popo1.i.zione è slava? Dove la italianità di Trieste, in cui un quarto della popolazione vota per i candidati sloveni nelle elezioni? Dove la italianità dello stesso Trentino, in cui non mancano, disseminati verso il nord, fra la com- ,. 371 Biblioteca Gino Bianco
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