"Come siamo andati in Libia" e aùri scritti dal 1900 al 1915 tica doganale favorevole all'Austria o all'Italia. Dovrebbe essere cura dei due stati finitimi seguire nei loro rapporti col nuovo stato quella linea di condotta che meglio valesse a propiziarsene l'amicizia. La politica estera dell'Italia diventerebbe piu difficile. Ma diventerebbe altrettanto piu difficilè la politica estera dell'Austria. Di fronte al nuovo stato, Italia ed Austria si troverebbero in posizioni analoghe. L'equilibrio delle forze non sarebbe permanentemente turbato. E nelle oscillazioni di quest'equilibrio, che certamente sarebbero ora a favor nostro, ora a favore dell'Austria, i vantaggi non sarebbero mai definitivi, né le perdite irreparabili. A nessuno è dato penetrare gli eventi che ci sovrastano. Ma un punto possiamo benissimo avere fermo innanzi al pensiero, e prenderlo come base di partenza per tutte le nostre azioni : che il danno nostro, se non potremo evitarlo attivamente, non dovremo neanche procacciarcelo con le mani nostre stesse, lasciandoci illudere che sia un vantaggio. Non abbiamo niente da dire 1 Amici lettori, lo scrivere questo piccolo foglio settimanale è divenuto un lavoro intollerabile, di mano in mano che le fasi di questa immensa tragedia si sono andate sviluppando. Scrivere di altro che della guerra, sarebbe ridicolo ed impossibile. I nostri pensieri sono tutti concentrati, come ipnotizzati, su questo fatto. Non è solo una stupida e crudele curiosità di spettatori sfaccendati. Noi sentiamo che tutta la nostra azione futura di cittadini e di privati dovrà orientarsi diversamente, secondo i diversi resultati di questa grande crisi. Piu che ad una guerra fra nazioni, noi assistiamo ad una mondiale guerra civile. In essa sono impegnati non solamente i singoli popoli ma anche le classi sociali e i partiti politici di ciascun popolo, con tutti i loro interessi, con tutti i loro ideali; e non dei soli popoli belligeranti, ma anche di coloro che riesciranno a rimanere neutrali. Noi sentiamo che la vittoria austro-tedesca non solo consoliderebbe il regime dinastico e feudale nei paesi vincitori, e vi soffocherebbe per lunghi anni ogni movimento democratico, ma dissiperebbe anche nei paesi vinti e neutrali qualunque tradizione di libertà civile. Effetti diametralmente opposti 1 Pubblicato in " L'Unità," a. III, n° 36, 4 settembre 1914, p. 577, a firma L'UNITA, e riprodotto nel voi. "L'Unità" e "La Voce" cit., pp. 433-435. [N.d.C.] 366 Biblioteca Gino Bianco .
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