Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati tn Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 1 patti del 191 Z . Nel dicembre 1912 i trattati furono rinnovati, secondo l'annunzio ufficiale della Stefani, "senza modificazioni." E che il carattere esclusivamente difen• sivo, assunto dall'accordo italo-germanico nel 1902, sia rimasto intatto nel 1912, risulta dal fatto che l'Italia abbia potuto dichiararsi neutrale nella pre• sente guerra senza che la Germania abbia potuto mostrare altro che del... malumore. Quanto agli impegni fra Italia ed Austria nella questione balcanica, an• ch'essi devono essere rimasti immutati, come si può ricavare dalle dichiara• zioni fatte dall'on. Di San Giuliano alla Camera nella tornata del 18 dicem• bre 1912: Niente ambizioni territoriali, niente occupazioni, niente divisioni di territori. Né Vienna né Roma hanno mai trattato o preso in considerazione, neanche teoricamente, come ammissibile una politica di compensi nei Balcani. L'idea, dunque, messa avanti da K.iderlen Wachter di iniziare nei Balcani una politica di divisioni territoriali e di compensi, era caduta. Il problema rimaneva negli stessi termini, in cui l'aveva definito l'on. Tittoni nel 1906: Io rifiuto il consiglio, che mi è attribuito, di proporre all'Austria-Ungheria delle divisioni di territori, o di spingerla a occupazioni non previste dal trattato di Berlino, per esigere in conseguenza per noi dei compensi territoriali. Però la nuova Triplice si trovò di fronte agli effetti della guerra fra gli stati balcanici e la Turchia. - La prima conseguenza di questa guerra fu la chiusura della questione macedone, in quanto potesse dare alimento a immediate ambizioni " territoriali " dell'Austria: Ja Macedonia fu spartita fra gli stati balcanici vincitori. - L'altro effetto fu la costituzione dell'Albania m regno indipendente e "indivisibile " (discorso Berchtold, 21 nov. 1912). Se non che restavano sempre vivi gl' "interessi." Nel discorso del 23 novembre 1913 alla delegazione austriaca, il conte di Berchtold spiegava chia· ramente che il problema della libertà della via di Salonicco e quello delle fer· rovie orientali rappresentano sempre per l'Austria problemi che "non si de• vono perder d'occhio." E quanto all'Albania, i contrasti d'influenza~ anche umoristici, fra italiani e austriaci alla corte del principe di Wied, dimostrano che anche per questa regione la chiusura del problema "territoriale" non ha chiuso in nessun modo i contrasti d' "interessi." Ed eccoci ora alla dichiarazione di guerra alla Serbia dopo l'incidente di Serajevo, fatta, com'è noto, a somiglianza degli accordi di Pietroburgo del 1897 e di Miirzsteg del 1903, senza alcuna intesa preventiva con l'Italia. E la spiegazione di questa omissione si deve, evidentemente, spiegare, al solito, col trucco della esclusione di ogni pretesa "territoriale." L'Austria non pre• tende fare a spese della Serbia nessuna conquista "territoriale," che rappre· 358 Bi~lioteca Gino Bianco

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