l patti della Triplice Alleanza e la questione balcanica necessità: e questa opportunità e necessità deve nascere appunto dalla "clichiarazione" del 1887. La quale "dichiarazione," a quel che pare, ebbe un diverso significato per la diplomazia austriaca e per la diplomazia italiana. Per la diplomazia italiana, la "dichiarazione" aveva una grande importanza positiva: l'Austria non doveva assumere nessuna nuova iniziativa balcanica senza essersi accordata con l'Italia: ed ecco perché il Robilant diceva: "Lascio l'Italia in un cerchio di ferro." Per la diplomazia austriaca, la promessa astensione del!'Austria da ogni ulteriore espansione balcanica non era· che un espediente per escludere l'Italia da ogni ingerenza nella questione balcanica finché alJ'Austria non fosse stato possibile "far da sé." E la espansione, da cui l'Austria "dichiarava" di volersi astenere, era la sola espansione territoriale: l'acquisto di diritti ferroviari, doganali, ecclesiastici, amministrativi, ecc. nei paesi balcanici, non li considerava come espansioni, da cui avesse l'obbligo di astenersi in base alla "dichiarazione" del 1887, e per cui dovesse intendersi preventivamente con l'Italia. Se non si ammette questa diversità di interpretazione fra Italia ed Austria sulla "dichiarazione" austriaca del 1887, non si comprendono né le successive oscillazioni dei rapporti italo-austriaci, né l'atteggiamento del Governo italiano in questi giorni. I resultati della "dichiarazione" austriaca La," dichiarazione" di astensione (territoriale) non costava nulla all'Austria nel 1887: la Bosnia e l'Erzegovina erano inghiottite appena da un decennio, la digestione era piu lunga e piu faticosa di quanto dapprima non si sperasse, e ogni programma immediato di nuove conquiste balcaniche sarebbe stato una follia. Cos1 i patti del 1887 furono rinnovati senza mutamenti nel giugno del 1891. Ma nell'aprile del 1897l'Austria conchiudeva, senz'alcun ,preavviso all'Italia, un accordo con la Russia per dividere nientemeno la penisola balcanica in due "sfere d'interessi": Austria e Russia si garentivano lo statu quo "territoriale"; ma l'Austria ricqnosceva alla Russia la facoltà di "controllare" la Bulgaria, il Montenegro, la Tracia; la Russia abbandonava al "controllo" dell'Austria la Serbia, l'Albania e la Macedonia fino a Salonicco; l'una consentiva all'altra anche l'uso di mezzi coercitivi per imporre i suoi "interessi." I termini sono intenzionalmente vaghi: si esclude la vera e propria conquista territoriale, ma si consente la creazione di " interessi " ferroviari, doganali, religiosi, ecc. ecc. i quali evitando per il momento le difficoltà di una vera e propria conquista, stabiliscono le basi di una effettiva e definitiva conquista futura. L'accordo di Pietroburgo non riesd gradito all'Italia. E per acquietare il 355 Biblioteca Gino Bianco
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