Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" ·e altri scritti dal 1900 al 1915 diocri forze nostre avranno acquistato una efficienza relativa tutt'altro che disprezzabile. Per quel momento noi auguriamo che i nostri uomini di governo abbiano la possibilità e la volontà di contribuire con la loro opera al trionfo della giustizia nazionale e sociale. P.S. - Nel caso che il nostro paese uscisse dalla neutralità, noi sentiremmo il dovere di sospendere la pubblicazione del giornale, e di aspettare in disciplinato silenzio la fine della crisi. Il Governo avrebbe il diritto di esigere da tutti i cittadini la pio incondizionata libertà d'azione, affinché potesse fronteggiare senza ostacoli di sorta le sue responsabilità. E se, come auguriamo, gli eventi consentiranno un intervento armato dell'Italia per la causa delle nazioni e della democrazia, noi siamo convinti che la disciplina silenziosa cederà il luogo in tutti i nostri amici all'entusiasmo attivo. Ognuno di noi farà il suo dovere. Due uomini malati 1 Questo numero dell'Unità è composto quasi interamente di articoli pubblicati nel nostro giornale durante il 1912. I nostri amici non attribuiscano queste esumazioni ai consigli della poltroneria _estivao - peggio ancora - al desiderio di lanciare contro la testa di chi pio volte ci derise come visionari o ci accusò come nemici della patria, le prove di un senno, che non è il senno del poi. No. In un momento cos1 tragico, come questo che attraversa l'umanità, non c'è luogo a miserabili rivendicazioni di indole personale. Riproducendo questi vecchi articoli, noi ci proponiamo di dimostrare come fino dai primi del 1912, allorché il momento di rinnovare o disdire la Triplice Alleanza cominciava ad approssimarsi, fosse agevole vedere chiara• mente che, dati i nuovi elementi dell'equilibrio internazionale, la nuova Tri• plice Alleanza doveva essere una macchina di guerra a servigio dell'imperialismo austro-germanico, e l'Italia, rinnovando il vecchio patto con le potenze dell'Europa centrale, dava la sua solidarietà ad una politica pericolosissima per la pace del mondo, senza che né questa politica rappresentasse per noi 1 Pubblicato in " L'Unità,"• a. III, n° 33, 14 agosto 1914, p. 565, a firma L'UNITA. [N.d.C.] 350 Biblioteca Gino Bianco

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