.. Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 L'Italia farebbe dono alla Turchia di oltre 30 milioni, purché la Turchia a sua volta accordi una concessione a beneficio di una privata società italiana. In secondo luogo vien fatto di domandare con chi stia trattando l'Italia, con la Turchia o con l'Inghilterra? Giacché, a leggere i comunicati e le notizie, p~rrebbe che oltre a pagare la Turchia per la concessione di Adalia, l'Italia debba indennizzare pure una società inglese che già è titolare della concessione stessa. Ci pareva che la rinunzia al credito contro la Turchia già costituisse atto di generosa donazione; ma la prova migliore del nostro errore sta nel fatto che il pagamento dovrà eseguirsi due volte: alla Porta, e al capitale inglese. E a questo punto ci si presenta alla mente una terza volta una domanda: quale sarà l'ente che sarà assuntore della concessione di Adalia? In Italia la Banca, che altrove finanziando le grandi imprese commerciali e industriali è la vera motrice dell'attività economica di una nazione, non è organizzata. Anche quando gli enti bancari italiani sono fortemente costituiti di capitale nazionale, essi dipendono amministrativamente da centri finanziari esteri: e mentre in Francia, in - Germania, in Inghilterra la Banca è uno dei bracci piu potenti che lo Stato ha a sua disposizione per dirigere la politica internazionale secondo i fini comunali, lo stesso non avviene in Italia. Chi anzi ricordi la simultaneità di certi atti politici del Governo italiano durante il conflitto con la Turchia, certe nomine di alti diplomatici a Berlino e alt~ove, la scelta di uomini grati a banche semi-germaniche per annodare trattative pacifiste, la sostituzione del delegato al Debito Pubblico ottomano, l'affrettato clandestino rinnovamento della Triplice Alleanza e tante altre circostanze concomitanti di quel momento, avrà forse il dubbio che in Italia possa accadere il contrario, e che il nostro Governo possa divenire strumento, indubbiamente inconsapevole, della Banca, e, quel che è peggio, della Banca italiana soltanto di parvenza, ma sostanzialmente straniera. Ora questo dubbio può avere una grande portata sopra un giudizio sereno e obiettivo che si voglia formare in ordine ai pretesi "compensi " in Asia Minore; diventa sospetta l'italianità della parte italiana e del capitale della Banca d'Albania, diventa sospetta la italianità delle concessioni in Asia Minore, come sospetta è l'italianità dello spirito d'iniziativa del nostro Governo nella sua politica di espansione commerciale in Oriente. Tutta la vita politica italiana è costantemente inquinata e insidiata dall'aura dei sospetti; ma quanto non diverrebbe piu grave e piu pericoloso il virus della suspicione, quando non si fermasse a prospettare gli atti del nostro Governo come portati d'interessi finanziari privati, ma giungesse a far apparire la politica estera stessa dell'Italia come un gioco, giuocato per il tramite di enti bancari, da una grande potenza alleata che è vitalmente impegnata in una competizione spietata e irriducibile contro una consorella amica. Per la nuova Albania 1 Segnaliamo ai lettori dell'Unità un opuscolo di Terenc Toci (Pazotuimi Shqyptaar [ L'anarchia albanese], Scutari, tip. Taraboshi, L. 0,20) del quale 1 Pubblicato in "L'Unità," a. 111, n° 25, 19 giugno 1914, p. 534, a firma SH. [N.d.C.] 336 BibliotecaGino Bianco
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