·' Come siamo andati in Libia" e aùri scritti dal 1900 al 1915 Le smentite. dunque, riguardano solo l'azione politica e gli acquisti territoriali del Governo tedesco; ma non escludono che un gruppo di banchieri tedeschi aspirasse a succedere al Banco di Roma nelle concessiop.i economiche: concessioni economiche, le quali al momento opportuno, per es. nelle trattative pel rinnovamento della Triplice Alleanza, il Governo tedesco avrebbe messe avanti per farsi pagare dall'Italia il disinteressamento dei suoi sudditi. Se questo compromesso si fosse realizzato, in quelle date condizioni dello spirito pubblico, l'on. Giolitti sarebbe stato un uomo perduto. Questo ricatto del Banco di Roma non deve essere stato l'ultimo motivo, per cui l'impresa fu decisa allora, in quelle condizioni. 4) La vertenza I insorta fra Germania e Francia dopo il colpo di Agadir (1 luglio 1913), dopo essersi inasprita fino alla minaccia di guerra sui pri- - missimi giorni di settembre, si poteva considerare come ormai composta fra il 15 e il 20 settembre. La Francia realizzava sul Marocco l'intesa con l'Italia, mentre l'Italia continuava a non avere su la Libia che la solita ipoteca ... sequestrabile. Già che l'impresa bisognava farla, era bene farla subito, cioè prima che gli altri contraenti della intesa mediterranea, avessero il tempo di dimenticare che l'Italia era sempre H ad aspettare. Ma quest'elemento di giudizio deve avere pesato sulle deliberazioni dell'on. Giolitti meno assai di quelli che abbiamo innanzi esaminati. Ed ecco spiegato, senza bisogno di conoscere documenti segreti o di f,rntasticare complicati intrighi diplomatici, ma semplicemente a lume di buon senso o con la coordinazione di fatti noti a tutti, perché l'Italia andò in Libia in quel momento. Ma sia il quando, sia il perché, sia il come della impresa libica non si spiegano, se non tenendo presenti la incoltura, la leggerezza, la facile suggestionabilità, il fatuo pappagallismo delle classi dirigenti italiane. La quest1:onealbanese 1 Riescirà a reggersi la nuova Albania: uno stato, cioè, a cui l'Europa ha dovuto dare il principe - un principe, a quel che pare .deficiente anzi che no - e le finanze, e i confini, e la gendarmeria, e deve ancora dare le strade, e le scuole, e la giustizia, e le poste, e i telegrafi, e ogni cosa, mentre manca 1 Pubblicato in " L'Unità," a. III, n° 22, 29 maggio 1914, p. 519, a firma L'UNITA. [N.d.C.] 332 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==