Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Perché siamo andati in Libia Hamid, l'Austria deliberò l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina. La conquista della Libia avrebbe dovuto essere contemporanea al colpo di Aehrenthal. Ma in otto anni - tanti ne erano passati dall'intesa con l'Inghilterra e la Francia - nulla, sembra, era stato fatto per preparare seriamente l'impresa. E la rivoluzione giovane turca e l'annessione austriaca sorpresero i nostri uomini di governo disorientati, scombussolati, incapaci di agire. Sfuggita quell'occasione, è assai probabile che, già nei primi mesi del 1911, l'impresa sia stata esplicitamente deliberata dai nostri uomini di governo per ·un tempo non lontano. Infatti, già nell'aprile del 1911 cominciarono ad essere distribuiti agli ufficiali dell'esercito i manualetti di conversazione italoaraba. E proprio nella primavera del 1911, Giuseppe Piazza pubblicava sulla Tribuna le corrispondenze su la "Terra promessa"; e subito dopo Giuseppe Bevione iniziava la serie delle sue mirabolanti esplorazioni su la Stampa. E, per tutta l'estate, la campagna giornalistica si estendeva e si intensificava. È mai possibile che la Tribuna e la Stampa si sieno mosse, senz'aver ricevuta l'imbeccata dal Governo? Questo, però, è certo: che il Governo, mentre dava ai giornali l'ordine di iniziare la campagna di eccitamento dello spirito pubblico, no.c:isi proponeva la guerra immediata. Se la guerra fosse stata preveduta per la fine di settembre, né l'on. Di San Giuliano avrebbe nel giugno dichiarato in piena Camera che le nostre relazioni con la Turchia erano ottime e che tutte le precedenti vertenze erano chiuse; né ai primi di settembre sarebbero stati licenziati dalle grandi manovre i richiamati, per doverli richiamare subito dopo; né la flotta si sarebbe trovata impreparata alla spedizione. Affermando che ancora il 23 agosto 1911 l'on. Giolitti era convinto che in Libia "bisognava andare, ,non subito certo, ma col tempo,'' il senatore Frassati deve aver raccontato un'assoluta verità. E a conferma di questo dato cronologico, sta il fatto che proprio verso quel tempo il nostro Governo nominava Garroni ambasciatore a Costantinopoli, e Mercatelli console a Tripoli. Avrebbe fatto queste nomine, incorrendo in tante critiche per la nomina del Garroni, se avesse preveduta la guerra fra poche settimane? È assai probabile che l'on. Giolitti progettasse di fare l'impresa nella primavera o nell'autunno del 1912. L'ambasciatore Garroni avrebbe lavorato l'ambiente a Costantinopoli, distribuendo denaro fra i Giovani turchi, e preparandoli e cedere di buona grazia al momento buono. Mercatelli in Libia avrebbe fatto lo stesso lavoro fra i capi arabi, che il Banco di Roma aff~rmava nostri amici e smaniosi di essere conquistati; e al momento buono avrebbe provocato l' "incidente" per farla finita. Intanto i giornali, in Italia, disponevano lo spirito pubblico all'impresa. Quand'ecco il 17 settembre 1911 - e non prima - l'on. Giolitti, secondo le rivelazioni dell'on. Frass.ati, si decise. E anche questo dato cronologico è indubbiamente esatto; perché ancora il 14 settembre il Corriere d'ltal,ia, organo 329 Biblioteca Gino Bianco

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