"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 tinuare a fare tranquillamente la politica estera della Banca commerciale. Tanto, il nemico non è ancora alle porte ... Perché siamo andati in ubia 1 I Questa pubblicazione si propone di raggiungere, nei limiti del possibile, i seguenti fini: l) Mostrando sotto la loro vera luce e nel loro effettivo valore le leggerezze e le menzogne con cui fu lanciata nella opinione pubblica italiana la guerra libica, vuol diffondere nel nostro paese una maggiore abitudine di cautela e di diffidenza contro i responsabili di quelle leggerezze e di quelle menzogne. Costoro, dopo avere spinta l'Italia alla conquista di Tripoli, cominciano già a sollecitare nuove ambizioni e a preparar nuove avventure nell'Egeo, in Asia Minore, in Arabia, verso l'Abissinia, verso qualunque direzione: purché si tratti di fare, com'essi dicono, una politica degna di una grande nazione. Il nostro popolo questa politica da letterati e da sfaccendati non la sente e non l'approva. E perciò occorre illuderlo col miraggio del benessere materiale, conquistabile con poco sforzo e senza alcun pericolo, attraverso le esterne avventure. Questo trucco riusd perfettamente nel 1911. Sarà certamente adoperato nuovamente, non appena si tratterà di inscenare nuove imprese. Per quel giorno, sarà bene che i giornalisti patriottardi, e gli esploratori improvvisati, e gli pseudo-scienziati nazionalisti trovino la opinione pubblica piu sospettosa e meno facile a lasciarsi abbindolare. che non (osse nel 1911. E noi abbiamo fede che la lettura del presente libro servirà a diffondere nel nostro paese quell'abitudine di diffidenza e di critica, senza cui non esiste vera educazione politica. 2) La leggenda della ricchezza naturale della Libia, come serv1 a lanciare il nostro popolo nel vortice di una guerra lunga e improduttiva, cos1dovrebbe servire ad ottenere con maggiore facilità dai contribuenti e dal Parlamento i fondi necessari per grandi opere pubbliche e per una pretesa colonizzazione di stato - opere pubbliche e colonizzazione, che non potrebbero essere com1 Prefazione al volume Come siamo andati in Libia, Firenze, "La Voce," pp. IX-XXIV. Al paragrafo II, salvo i primi quattro capoversi qui riportati, è riprodotto quanto già esposto nell'articolo Perché dovevamo andare in Libia dal capoverso " Fino dal 1882, allorché la Francia si insediò a Tunisi," fino al paragrafo " Quel che non è stato discusso ancora" (cfr. sopra, pp. 315-318). [N.d.C.] 326 Biblioteca Gino Bianco
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