Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati· in Libia" e altri scritti· dal 1900 al 1915 febbraio, che non è la Libia che può assicurare la difesa d'Italia, ma è l'Italia che da ora in poi deve pensare a difendere la Libia. Nei rapporti con le spese militari è noto che le colonie sono ragioni di non lievi aggravi finanziari. Anzitutto, il loro sviluppo economico richiede che alle iniziative, che vi impegnano vita e capita/li, lo Stato sappia garantire buone e tranquillanti condizioni di sicurezza. Confido che a tale scopo risponderà l'organizzazione militare promossa dall'on. Bertolini con larghi ed illuminati criteri; ma, non dobbiamo illuderci, essa sarà costosa, se vuolsi cercare un presidio che dia affidamento di fedeltà e di forza, capace di assicurare la pace interna. Altrimenti, le imprese abbandonate a loro stesse, incerte del domani, si risolverebbero in avventure troppo aleatorie, pregiudizievoli cosi allo Stato come agli stessi privati. Ma piu particolarmente onerose appaiono le colonie, quando vengano considerate nei riguardi della sicurezza internazionale; giacché, se vuolsi evitare _ che esse costituiscano punti vuOnerabili di debolezza, è necessario preparare un apparecchio militare capace, nella sua forza e nella sua struttura organica, di affrontare tutte le eventualità che possano derivare da un piu esteso campo di azione e dalla necessità di provvedere ad inevitabili distrazioni di forza. Per avere trascurato simili esigenze, la Turchia perdeva due grandi provincie; la Spagna piange tuttora le ricche colonie di Cuba e del!le Filippine, strappate alla Madre Patria; mentre la Francia stessa non si dissimula che, in caso di mobilitazione, arduo sarà il problema di ricondurre in ·Europa il corpo di armata di Algeria, se non avrà prima potuto conseguire l'assoluto dominio del mare; ed a tale scopo intende con incessante alacrità. Il resultato a cui vuole arrivare l'on. Bettole, è, evidentemente, che bisogna aumentare le ordinazioni per la Terni e pei cantieri Ansaldo, Orlando, ecc. ecc. Il resultato, a cui arriviamo noi, è semplicemente che anche le necessità militari, che imponevano l'impresa libica, furono una frottola, come le ricchezze minerarie, lo strato d'acqua che si trovava ovunque a pochi metri nel sottosuolo, ecc. ecc. Quanto al compito di garentirci la " sicurezza internazionale," la conquista libica, se non ce l'ha facilitato, non ce l'ha neanche aggravato, salvo, beninteso, lo sperpero di energie che sarà necessario localmente per la conquista del paese e per il mantenimento dell'ordine pubblico. Come abbiamo altre volte detto, in caso di guerra europea il destino delle colonie sarebbe deciso non con le scaramucce o con le avventure coloniali, ma in Europa e nei mari vicini alle coste europee. In _casodi guerra, il solo partito ragionevole per noi, come per tutti gli altri, sarebbe di abbandonare a sé le colonie e raccogliere tutte le forze per difendere la madre patria, e offendere il nemico in modo da imporgli la pace in casa sua. Sono nozioni di buon senso. Ed appunto in vista della necessità di tenere raccolto sempre in casa il massimo delle forze, occorre ridurre al minimo le forze disseminate nelle colonie, per non dovere, al momento del pericolo, distrarre parte delle forze navali ad as:.icurare il rimpatrio delle truppe coloniali necessarie alla difesa della madre patria. Ed anche questa è una nozione di buon senso. In verità, quando si cerca di determinare senza fantasticherie e senza 320 BibliotecaGino Bianco

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