Perché dovevamo andare in Libia se non avesse conquistata la Libia, sarebbe stata "soffocata," sarebbe stata "esclusa dalla circolazione della politica internazionale," sarebbe stata "chiusa in un reticolato di ferro"? A che si riduce l'altra metafora, escogitata nel settembre del 1911 dall'on. Labriola, secondo cui, dopo la conquista della Libia, " la Sicilia non sarà piu l'intestino cieco dell'Italia "? Proprio cos1: l'intestino cieco! Il precedente del 1902 Eppure c'è stata realmente una "fatalità storica," che ci ha condotti, che c1 doveva condurre alla conquista della Libia. Fino dal 1882, allorché la Francia si insediò a Tunisi, cominciò ad affermarsi fra noi l'opinione che sarebbe stato necessario all'Italia insediarsi a Tripoli. L'idea continuò a circolare per venti anni, senza che nessuno la esaminasse a fondo né per dimostrarne la giustezza, né per svelarne la scempiaggine, senza che né il Governo né i privati si occupassero mai seriamente di studiare il paese, di organizzarvi una qualsiasi influenza economica o morale, di preparare un piano d'azione per il giorno in cui occorresse tradurre la fantasia in realtà. Frattanto la fantasia si affacciava di tanto in tanto in qualche articolo di giornale, in qualche discorso parlamentare, e cresceva di anno in anno il numero delle persone, le quali senza averci mai pensato di proposito e senza sapere precisamente perché, erano assolutamente convinte che l'Italia doveva andare a Tripoli e che sarebbe stato un disastro nazionale se un'àltra nazione fosse andata a Tripoli. Nel 1901, allorché, grazie all'intesa italo-anglo-francese, si parlò per la prima volta, come di avvenimento imminente, della conquista di Tripoli, la opinione pubblica italiana non mostrò -nessuna riluttanza energica e chiara contro siffatta iniziativa. I partiti democratici si mostrarono indifferenti o disorientati. Il 23 aprile 1902 l'Estrema Sinistra si convocò per discutere l'impresa di Tripoli, che fin d'allora l'on. Barzilai affermava necessaria alla esistenza d'Italia. In questa adunanza, l'on. Sacchi si dichiarò francamente favorevole in caso di bisogno alla conquista militare. Non si può ammettere, egli disse, che altra potenza occupi Tripoli, se deve votarsi un ordine. del giorno, in esso deve pronunciarsi la condanna dell'impresa nel momento presente, ma aggiungendo che la democrazia non può disinteressarsi del problema. Bisogna riflettere poi che qualunque riserva contro una possibile occupazione di altri implica l'am• missione della possibilità di un intervento militare (Avanti!, 24 aprile 1902). E dello stesso parere furono altri deputati "democratici." E in quella prima adunanza non fu possibile venire alla votazione di nessun ordine del giorno, data la discordia dei pareri. E l'on. De Marinis, il quale era fino 315 Biblioteca Gino Bianco
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