Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati tn Libia " e altri sc;itti dal 1900 al 1915 · non si riuscirà mai ad impedire i trasporti del capitale da un paese all'altro, nelle forme molteplici del credito, e la mutua dipendenza dei gra.q.di mercati finanziari, che sono ormai il centro motore di tutta la vita economica delle grandi nazioni. I rapporti reciproci e la mutua dipendenza dei mercati finanziari sono oggi arrivati a tal punto che un panico della borsa di New York determina immediatamente una perturbazione finanziaria e commerciale a Londra, ed obbliga i finanzieri di Londra a ·cooperare con quelli di New York per condurre alla fine della crisi, non per un sentimento di altruismo, ma per una necessità della loro difesa commerciale. La complessità della finanza moderna fa dipendere New York da Londra, Londra da Parigi, Parigi da Berlino, in una misura senza esempio nella storia di tutti i tempi. Sotto l'influenza di questi rapporti reciproci del capitale cosmopolita anche l'industria ha cominciato a perdere il suo carattere per assumere un carattere sempre piu internazionale. Sarebbe uno studio interessante, che vorremmo consigliare a qualcuno dei nostri nazionalisti-protezionisti, il vedere quante azioni delle nostre grandi industrie protette siano in mano di capitalisti francesi, tedeschi, svizzeri, belgi o inglesi o delle grandi banche costituite con capitali stranieri. Nei maggiori Stati d'Europa si son costituite negli ultimi anni delle società potentissime con decine e decine di milioni di capitali, le quali si propongono soltanto di proteggere e di lanciare delle imprese industriali in qualunque paese del mondo e di fornirle dei capitali necessari almeno per il loro inizio. Tutto questo naturalmente ha creato una solidarietà finanziaria internazionale, che è in aumento continuo. Questa solidarietà materialistica potrà dispiacere anche a molti, che non dividono tutte le utopie nazionalistiche, ma non amano una tale ingerenza dei banchieri stranieri negli affari interni del proprio Stato; ma non è per questo _un fatto meno reale e ineluttabile. Nei tempi passati - e non molto lontani - la crisi economica di un grande Stato era éiccolta con gioia dai paesi rivali, che si affrettavano a ritrarne il proprio vantaggio. Oggi invece la notizia di una crisi finanziaria di un paese lontano, è accolta con lo stesso terrore della notizia di un ciclone che dal luogo di origine si propaga con rapidità spaventosa ai paesi vicini e lontani. L'ultima grande crisi economica, manifestatasi nel 1907 in forma gravissima negli Stati Uniti ed in Germania, non ha profittato ai rivali. Tutt'al contrario i paesi concorrenti, Inghilterra e Francia, ne han risentito le conseguenze dolorose. Ma fintanto che non si possa arrivare all'assurdo della piena chiusura dei mercati nazionali - e, ripetiamo, la tendenza reale è perfettamente l'opposto - alla solidarietà finanziaria si aggiunge ogni giorno piu la 310 BibliotecaGino Bianco

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