Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Lo spettro della guerra discusso, ma non mai confutato in maniera vittoriosa: ché non possono prendersi per confutazioni gli scherni e le contumelie con cui gli scrittori nazionalisti han tentato di svalutare i ragionamenti obiettivi e profondamente suggestivi dello scrittore_ inglese. Il N.A., come è noto, non è un pacifista nel senso comune della parola: ègli non crede all'utilità della propaganda evangelica per la pace, non invoca i princip1 della giustizia e della solidarietà umana; ma si limita a mettere in luce l'assurdità della corsa febbrile agli armamenti e della preparazione affannosa della guerra, dimostrando che tutto questo è perfettamente inutile dal punto di vista economico ed è in contraddizione stridente con le condizioni reali della società moderna. Noi non seguiremo il N.A. nei capitoli interessantissimi che egli dedica a combattere l'illusione dell'utilità' delle conquiste coloniali e dell'aiuto che le grandi forze navali possano dare allo sviluppo del commercio marittimo: non ci tratterremo neppure ad esaminare con lui i rapporti fra la potenza militare e territoriale e lo sviluppo economico; lasceremo da parte tutto lo studio psicologico sulla trasformazione della natura umana diventata negli ultimi secoli sempre meno bellicosa; e ci limiteremo invece all'esame di un punto solo, che ci sembra assolutamente fondamentale: l'esistenza nei grandi Stati moderni di forze nuove tanto preponderanti da poter impedire lo scoppio di una guerra rovinosa. La solidarietà economica internazionale Con buona pace dei nazionalisti, vi son dei fatti della vita econorruca contemporanea che son piu forti di qualunque resistenza dei gruppi interessati al mantenimento di uno stato di cose ormai superato dai tempi. I nazionalisti possono imprecar quanto vogliono contro l'internazionalismo dei banchieri, dei grandi commercianti, degli operai; possono spolverare e rimettere a nuovo i vieti argomenti degli antisemiti francesi, possono allearsi ai clericali per arrestare la marcia del socialismo internazionale; possono sognare un nazionalismo economico, come base e puntello del nazionalismo politico; ma tutti i loro sforzi non riusciranno a frenare la tendenza irresistibile dei capitali, delle merci, della mano d'opera ad abbattere le barriere nazionali e a divenire di giorno in giorno piu cosmopolitiche. Per riuscire nel loro intento bisognerebbe che i devoti del nazionalismo se la prendessero non con gli uomini che non vogliono intendere il loro verbo, ma con le ferrovie, coi grandi trafori, col vapore, col telegrafo, col telefono, con tutte quelle nuove forme di comunicazione rapidissima, che han moltiplicato in pochi decenni i rapporti d'ogni genere fra paesi lontani. Quand'anche si potesse concepire come possibile - ed è ormai un assurdo - la chiusura completa del mercato nazionale ai prodotti ed alla mano d'opera straniera, 309 BibliotecaGino Bianco

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