Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Frenesie coloniali 1 La Rivista coloniale, organo dell'Istituto coloniale italiano, che ha per presidente l'on. Bettolo e per segretario il deputato (ahimè) radicale, onorevole Ciraolo, commentando la pace italo-turca, dichiara di non voler discutere se le condizioni di pace siano state " ottime, o soltanto buone, o appena appena soddisfacenti, o del tutto pessime"; si limita a compiacersi che "lo storico rogito" - poco importa se ottimo, o soltanto buono, ecc. ecc. - sia stato opera del1o' n. Guido Fusinato, già presidente, e del comm. Volpi, consigliere dell'Istituto coloniale. E abbandonando alla... storia il fatto ormai passato, si mette a " guardare fissamente innanzi verso l'avvenire ": e a questo fine scaraventa sul nostro capo otto successive esortazioni apocalittiche, precedute tutte dalla for.mula sacramentale: " Non si dimentichi! " Tre di questi "non si dimentichi" meritano un'attenzione speciale. E sono i seguenti: Non si dimentichi che la Libia può diventar davvero una grande cdlonia, solo che cadano in potere nostro le sue chiavi economiche, mercé rettifiche di frontiere e un'avanzata fino al lago Ciad. - Non si dimentichi che l'Eritrea e la Somalia non sono altro che frammenti staccati d'una entità geografìç,a e politica, la quale può nel• l'avvenire cadere nelle nostre mani, se di questi due potenti tentacoli sapremo vallerci a tempo. - Non si dimentichi che, tanto nella Libia, quanto nell'Eritrea e nella Soma• lia, abbiamo per vicini una dolce sorella latina e una arnica tradizionale, che possono diventare fastidiose, colle quali dovremo perciò competere e discutere in un prossimo o lontano domani. L'anno scorso i nostri coloniali ci spiegavano che senza la Libia l'Italia sarebbe stata perduta e con la Libia sarebbe diventata regina delle genti. Ora che la Libia l'abbiamo, ecco che si avvedono che ci mancano le chiavi. E ci invitano a una nuova piu grande guerra con la Francia e con l'Inghilterra per la conquista delle chiavi sullodate. E già che colla Francia e coll'Inghilterra dobbiamo rompere le uova per la Libia, rompiamole anche per appiccicare l'Eritrea con la Somalia: " Averno fatto trenta: · femo trentuno! " E queste frenesie si stampano non in un giornaletto qualunque, ma in una rivista quasi ufficiale del ministero. degli Esteri, e sotto il patrocinio di un istituto che è quasi un organismo pubblico, riconosciuto dallo Stato. Ora dinanzi a questo genere di manifestazioni pazzoidi, noi domandiamo a tutte le persone di buon senso, che cosa esse farebbero, se si trovassero a dirigere la politica coloniale della Francia o dell'Inghilterra e se credessero che fosse !l caso di prendere sul serio l'Istituto coloniale italiano. E queste persone 1 Pubblicato in • L'Unità," a. I, n° 51, 30 novembre 1912, p. 201, a firma L'UNITA. [N.d.C.] 271 1blloteca Gino Bianco

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