Italia e questione balcanica l'Austria a nord-est, il nuovo stato a sud-est. Il nuovo stato potrebbe allearsi, secondo il fluttuare dei suoi interessi, o con l'Austria o con l'Italia: farebbe in determinati periodi una politica doganale favorevole all'Austria o all'Italia. Dovrebbe essere cura dei due stati finitimi seguire nei loro ·rapporti col nuovo stato quella linea di condotta che meglio valesse a propiziarsene l'amicizia. La politica estera dell'Italia diventerebbe piu difficile. Ma diventerebbe altrettanto pi,u difficile la politica estera delt Austria. Di fronte al nuovo stato, Italia ed Austria si troverebbero in posizioni analoghe. L'equilibrio delle forze non sarebbe permanentemente turbato. E nelle oscillazioni di quest'equilibrio, che certamente sarebbero ora a favor nostro, ora a favore dell'Austria, i vantaggi non sarebbero mai definitivi, né le perdite irreparabili. L'Austria nei Balcani Supponiamo, invece, una ulteriore espansione politico-militare austriaca nella penisola balcanica sia sotto la forma di acquisto immediato di Salonicco e di Valona, sia sotto quella di un nuovo irrevocabile passo su questa strada in modo che se ne possa prevedere il suo sicuro arrivo all'Egeo e al basso Adriatico a scadenza piu o meno immediata. Nell'Adriatico non ci sarebbero piu accanto agli impotenti staterelli balcanici due potenze, una delle quali - l'Italia - può sempre oggi, sia pure a costo di gravi sacrifizi, conservare in fatto di armamenti navali la prevalenza sull'altra - l'Austria. - o almeno impedirle di acquistare una prevalenza troppo pronunciata. Non si avrebbero neppurè, come nel caso della esistenza di un forte stato balcanico, tre stati equivalenti o quasi, interessati ciascuno ad impedire un eccessivo aumento di potenza di ciascun altro, e i due piu deboli avrebbero sempre vantaggio ad allearsi contro il piu forte per essere piu forti di lui. Nell'Adriatico si troverebbero di fronte due sole potenze: l'una - l'Austria - enormemente rafforzata col possesso di una posizione militare formidabile come quella di Valona, fortificata dalla incorporazione di nuove popolazioni eminentemente bellicose, e monopolizzati;-ke di tutta la vita economica della penisola balcanica occidentale 2 mediante un unico sistema doganale e ferroviario che andrebbe da Salonicco nel cuore dell'Egeo centrale: l'altra - l'Italia - indebolita di quanto sarebbe cresciuta la forza dell'Austria, e costretta o a un perenne 2 Nell'ultimo quadriennio, di cui abbiamo notizia (1907-1910), i nostri rapporti commerciali coi quattro stati oggi impegnati nella guerra contro la Turchia, sono passati da una cifra di L. 23.439.173a L. 51.782.455. L'incremento delle nostre esportazioni è dovuto quasi esclusivamente alle materie per industrie semilavorate e ai prodotti fabbricati: cioè gli Stati balcanici sono un ottimo sbocco ai nostri prodotti industriali. Si deve tener conto, poi, che l'interno e l'est della penisola balcanica sono intercettati dall'Adriatico. Il giorno che con linee ferroviarie l'Adriatico fosse messo in comunicazione con la Serbia, la Macedonia, e la Bulgaria, è certo che la espansione commerciale italiana in quelle regioni sarebbe enormemente favorita. Supponiamo, invece, che l'Austria assoggetti politicamente e includa nella sua linea doganale e nel suo sistema ferroviario tutto l'ovest balcanico, ed ecco compromessa e forse liquidata ogni nostra speranza. 259 Biblioteca Gino Bianco
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