Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Italia e questione balcanica poggiando la Russia in nuove espansioni fuori dell'Europa a spese dell'Inghilterra, in compenso delle mani libere che la Russia lascerebbe all'Austria nella questione balcanica: e da questo contratto la Germania avrebbe avuto l'appoggio dell'Austria, della Russia e dell'Italia contro l'Inghilterra in oriente, e l'Italia sarebbe stata aiutata dai suoi alleati a "sviluppare e completare il primo nucleo" coloniale tripolino a spese della Francia (vedi Unità, n. 32, p. 127). In questo nuovo sistema di alleanze, auspicato allora dal Corriere, "la politica mediterranea diventava, per noi, la finalità -preminente della nostra azione." Oggi il Corriere della Sera ritorna all'Adriatico. Il problema " preminente" non sembra piu quello del nucleo coloniale da allargare. La politica adriatica "coltivata nell'ultimo decennio" non sembra piu "un aspetto non preminente né assorbente della nostra attività internazionale." Donde è nato questo cambiamento? Il Corriere della Sera si è avvisto che batteva falsa strada? Oppure s'illude che sia possibile all'Italia mantenere le linee tradizionali balcaniche della sua politica, e nello stesso tempo sfidare Russia e Francia e Inghilterra nel Mediterraneo e in Africa? Oppure si tratta semplicemente di un avviso che il consenso dell'Italia alla politica balcanica dell'Austria rappresenterebbe per l'Italia un sacrifizio, e non potrebbe avvenire se non a patto di adeguati compensi su altri campi? In quest'ultimo caso, gli articoli odierni del Corriere della Sera, lungi dal contraddire, servirebbero a chiarir meglio gli articoli dei mesi passati. E appunto contro il pericolo che la nostra diplomazia, di fronte alla conflagrazione balcani\a, si lasci sedurre, grazie a qualche piu o meno illusorio e pericoloso compenso su altri campi, a rendersi complice di qualche nuovo attentato austriaco contro gli stati _nazionali balcanici, sconfessando la tradizione del nostro Risorgimento, contro questo pericolo dovrebbero vegliare in Italia tutti coloro, che, nella esaltazione belligera di quest'anno passato, non hanno perduto il senso morale e il senso della realtà. La nostra tradizione nazionale Parlare di tradizioni nazionali e di senso morale in fatto di politica estera è, oggi, certo, in Italia dar segno di grande e compassionevole ingenuità antidiluviana. Il nostro paese è letificato oggi da una caterva di scimmiotti bismarckiani, per i quali il "non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te " è una .massima ridicola, non adatta alla nuova era idealistica e imperialista della "Grande Italia." Ma nella patria di Mazzini e di Garibaldi e di Cavour c'è, vivaddio!, posto anche per noi, vecchi e arretrati credenti in un diritto eguale per tutte le genti umane. E noi non possiamo disconoscere la profonda analogia, che la presente guerra degli stati balcanici contro la Tur257 Biblioteca Gino Bianco

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