Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati tn Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 al problema balcanico nei suoi veri termini: in quei terrrum che l'Unità è andata illustrando a piu riprese nei mesi passati. La guerra balcanica - scrive il1. Corriere della Sera - ci consiglia, anzi ci fa obbligo di discutere se e fino a qual punto Austria-Ungheria e Italia possano operare effettivamente d'accordo. L'assetto della penisola balcanica non è un problema di secondaria importanza per noi: dal modo con cui esso sarà definito dipendono in gran parte i nostri rapporti con l'Austria-Ungheria. La lotta diplomatica, che si è combattuta negli ultimi due o tre mesi io Europa, riguardava in sostanza tutto il problema orientale nel suo dilemma: o la via aperta al.la supremazia austro-ungarica nei Bal.cami, o la via sbarrata al.l'Austria-Ungheria per rendere possibile, in un domani piu o meno remoto, che i Bal.cani fossero dei popoli balcanici. Bisogna intenderci bene, noi e l'Austria-Ungheria, intorno a quel che dovrà farsi nei Balcani quando la guerra sarà cessata. L'Austria-Ungheria, vuole che ill nuovo regime non solo non le chiuda la via al cammino verso Salonicco, ma le dia il modo, quando occorra, di presentarsi come la salvatrice, la pacificatrice, la ordinatrice della penisdla balcanica. L'Italia, invece vuole un regime tale che giovi a riaffermare il principio che i maggiori nostri uomini politici hanno posto a fondamento del loro programma orientale, cioè: i Balcani ai popoli balcanici. Su quale dei due programmi avverrà l'intesa? È evidente che noi abbiamo tutto l'interesse a fare l'accordo su ciò che ci conviene, vale a dire: rispetto, finché è. possibile, dello statu quo territoriale, e ne!l tempo stesso, riforme radicali interne, le quali siano alimento e garanzia dello sviluppo progressivo delle popolazioni appartenenti all'Impero ottomano. E, nel caso che lo statu quo tocritoriale non sia possibille, facilitare la ricostituzione della penisola sulla base degli aggruppamenti etnici intorno a ciascun centro proprio. Questa soluzione è la sola che può impedire la estensione ddlla Monarchia austro-ungarica nei Balcani, la sua egemonia sulle popolazioni slave, la formazione d'un immenso impero, che aggiunga alle popolazioni oggi dipendenti da Vienna, quelle oggi soggette alll'impero ottomano in Europa. Ora si è in un momento che è fra i piu critici, forse il piu critico, della quistione di Oriente. Scegliere una via piuttosto che un'altra significa impegnare in molta parte il nostro avvenire. L'Austria-Ungheria è disposta ad accettare sinceramente il nostro programma? Se cosi è, noi possiamo essere d'accordo: ma se cosi non fosse, il nostro accordo con lei vorrebbe soltanto dire che noi abbandoniamo l'antico nostro programma, che tutti i ministri italiani degli Esteri hanno bandito (i Ballcani ai popoli balcanici, lo sviluppo delle nazionalità balcaniche), e ci mettiamo al servizio del programma austriaco: mantenere la via aperta alla egemonia austro-ungarica. Ai nostri lettori queste idee non riesciranno nuove: sono le idee, che fino dai suoi primi numeri va propagando l'Unità. Piuttosto riuscirà nuovo il vederle sostenute nel Corriere della Sera. A quattro mest di distanza/ Non sono trascorsi, infatti, quattro mesi dal buon tempo antico, in cui il Corriere della Sera faceva voti perché la Germania riescisse a procurare una base d'accomodamento fra Russia ed Austria nella questione balcanica, ap256 Biblioteca Gino Bianco

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