"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 quei giorni, che hanno scavato nel cuore dei superstiti un solco di odio inestinguibile contro di noi. Venne poi la vana spacconata del decreto di sovranità. E vennero tutte le difficoltà, tutte le perdite, tutti i pericoli di. un anno intero: né la pagina delle passività non necessarie è prossima a chiudersi. Perché tutto questo? Quali pericoli presentava nell'ottobre del 1911 quella pace con la Turchia, che è stata fatta nell'ottobre 1912? Quali vantaggi si aspettava il nostro Governo dal suo contegno intransigente e altero, e questi vantaggi dove, come si sono realizzati? Un nostro eminente uomo politico diceva nel giugno passato: Il giorno in cui saranno conosciute le ragioni di qud decreto di sovranità, che tanto danno ci ha fatto, io non so se nd nostro paese prevarrà lo sdegno o il riso per la infantile leggerezza dei nostri uomini di stato. E uno degli attuali sottosegretari di Stato, e precisamente quello del ministero degli Esteri, rispondendo a un deputato che gli domandava il motivo del decreto disgraziato, non sapeva rispondere che questo: " La opinione pubblica lo voleva"; come se l'opinione pubblica fosse qualcosa di diverso dalla opinione dei giornali, e come se un Governo potesse vivere lasciando fare ai giornali, invece di dirigerli e dominarli, o per lo meno contrapporre giornali a giornali e assicurarsi cosi la libertà d'azione, che gli è necessaria! E anche quella risposta del sottosegretario agli Esteri, di cui possiamo assicurare l'autenticità, sta a documentare la leggerezza infantile, da cui nell'autunno del 1911 furono dominati i governanti d'Italia. Non vorremmo essere fraintesi. Non facciamo dell'antiministerialismo pettegolo e negativo ad uso di certi giornali conservatori-anarchici, che sono incapaci di tener su un governo proprio e si applicano per tutto l'anno a rendere impossibile ogni altro governo. Chi vuole giudicare lealmente l'opera dell'on. Giolitti in quest'anno passato, se trova molti errori da lamentare, e del piu funesto noi stiamo appunto occupandoci, deve in coscienza riconoscere anche che qualunque altro, al posto dell'on. Giolitti, avrebbe commessi errori assai piu numerosi e assai piu funesti, perché sarebbe stato impreparato alle difficoltà dell'impresa né piu né meno dell'on. Giolitti, e solo avrebbe avuto in meno quella freddezza spregiudicata e accomodante che, dannosa spesso e repugnante nella politica interna, riesce necessaria e opportuna nella politica estera. Supponiamo, al posto dell'on. Giolitti, un impulsivo arrogante e orgoglioso e testardo e non meno ignorante, - tipo Francesco Crispi, - e ringraziamo tutti i numi dell'Olimpo di averci fatto vivere per quest'anno passato in regime giolittiano. La malattia non è speciale del ministero attuale: è malattia di tutta la nostra classe dirigente: è la malattia della incoltura, intendendo per incoltura non la ignoranza di certe determinate nozioni concrete, ma la incuriosità, la facilità ad accettare i luoghi comuni e le frasi fatte, senza sospettare mai in esse una possibilità di errore o di inganno, la tendenza ad accettare neghitter 254 Biblioteca Gino Bianco
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