"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 gno la Quadruplice balcanica, la quale resta cosI con le spalle sicure sul Danubio, e può concentrarsi liberamente tutta contro la Turchia. E noi alla nostra volta possiamo raccogliere tutte le nostre forze navali, per quanto indebolite dal lavoro di quest'ultimo anno, verso l'Adriatico; possiamo ricondurre in Italia una parte degli uomini che sono tuttora immobilizzati in Libia: possiamo, insomma, appoggiare la nostra azione politica con tutte le nostre forze, non piu sparpagliate di qua e di là. Questa è l'importanza e l'utilità della pace italo-turca in questo momento. E mentre è naturale che ne sieno furibondi gli scarfogli della politica austro-tedesca e dell'imperialismo coloniale, è giusto che ce ne rallegriamo noi, i quali consideriamo fine prevalente della politica estera italiana dover essere - in questo periodo di storia internazionale e di sviluppo nostro . interno - l'impedire all'Austria ogni ulteriore espansione nella penisola balcanica. E ora? Sistemata con la pace italo-turca la nostra politica di fronte all'Austria, alla Russia e agli stati balcanici, che cosa dobbiamo augurarci per l'avvenire prossimo? Se la guerra fra la Quadruplice e la Turchia dovesse scoppiare, essa non potrebbe avvenire senza che il Montenegro e la Serbia invadessero il sangiaccato di Novi-Bazar. E l'Austria avrebbe interesse a non rimanere inerte dinanzi a questo fatto, che roinaccerebbe di chiudere per sempre la via all'Egeo. Si asterrebbe dall'intervenire solo nel caso che si sentisse minacciata da forze assolutamente superiori. Ora uno stretto accordo fra la Russia e l'Italia per vietare all'Austria ogni intervento nella lotta fra la Quadruplice e la Turchia otterrebbe, secondo noi, lo scopo; perché né l'Austria sarebbe in grado di battersi contemporaneamente su tre fronti, né la Germania avrebbe in questo momento alcun interesse a muoversi contro la Russia, tirandosi addosso Francia e Inghilterra. Se siffatti nostri desideri si potessero realizzare, noi crediamo che nessuna guerra sarebbe piu giusta e piu utile all'avvenire pacifico della civiltà e agli interessi del nostro paese, che non sarebbe una lotta, in cui la Quadruplice balcanica avesse le mani libere e riescisse a distruggere in Europa ogni avanzo di dominazione turca, e nello stesso tempo mozzasse per sempre le ali ad ogni possibilità di espansione austriaca verso l'Egeo, e rovinasse fino alle radici le ambizioni dell'imperialismo germanico. Per ottenere un resultato cosI benefico per la pace del mondo e per l'avvenire economico e politico del nostro paese, varrebbe la pena che noi ci esponessimo anche ai rischi di una nuova guerra; e cosI non avessimo sperperato storditamente per la Libia una parte di quelle forze che sarebbero state infinitamente meglio adoperate nell'Adriatico. 244 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==