Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 con l'Italia, e le permette di concentrarsi tutta contro le nazioni balcaniche; impedisce agli stati balcanici di fare assegnamento sul potente diversivo delle operazioni militari dell'Italia; è un atto di sordido egoismo compiuto dall'Italia, proprio mentre una magnifica audacia altruistica presentava tutte le probabilità di riescire un ottimo affare; discredita l'Italia di fronte alle tradite popolazioni balcaniche; distrugge il prestigio nostro in oriente, ecc., ecc. Noi siamo di parere assolutamente opposto. E pur riservando ogni giudizio sul contenuto preciso del trattato, siamo convinti che la pace, lungi dal danneggiare, favorisce le nazionalità balcaniche, e lungi dall'indebolire fortifica l'azione che può e deve compiere l'Italia a favore di quelle nazionalità, non solo contro la Turchia, ma anche contro l'Austria. L'Austria e gli stati balcanici Se, infatti, non esistessero in Europa altri stati all'infuori dell'Italia, della Turchia e della Quadruplice balcanica, è evidente che la pace italo-turca sarebbe in questo momento una vera stoltezza per l'Italia. Il nostro interesse immediato, e il nostro dovere morale verso quel principio di nazionalità - in nome del quale ci costituimmo, cinquant'anni or sono, in popolo libero, e di cui abbiamo tutto da guadagnare a farci ovunque sostenitori, - il nostro interesse, dicevamo, e il nostro dovere ci consiglierebbero a buttarci a corpo perduto in questa, che per le nazionalità balcaniche sarebbe lotta di giustizia e di civiltà, e che per noi significherebbe la conquista nelle migliori condizioni possibili, non solo della sovranità sulla Libia, ma di una immensa influenza morale e politica negli stati balcanici. Se non che gli stati balcanici - come il nostro Evoli ha spiegato nell'Unità del 24 agosto in un magnifico articolo, che dà luce a capire tutta la aggrovigliatissima situazione attuale - gli stati balcanici, a parte le gelosie reciproche - le quali in questo momento sembrano composte o per lo meno attenuate di fronte alla eventualità di una impresa che, comunque andasse, arrecherebbe certamente vantaggi notevoli a tutti, - gli stati balcanici non devono solo badare a fronteggiare la Turchia, ma devono anche guardarsi bene le spalle dall'Austria, e impedire a questa di intervenire nelle loro vertenze, volgendole a proprio vantaggio. E in questa duplice azione di assalto alla Turchia e di esclusione dell'Austria sono appoggiati dalla Russia. E hanno tutto l'interesse di essere appoggiati dall'Italia. E l'Italia alla sua volta ha tutto l'interesse a far catena con la Russia per obbligare l'Austria ad astenersi da ogni intervento e liberare cosi le mani agli stati balcanici nella loro lotta con la Turchia. E in questo sforzo per vietare all'Austria ogni attentato balcanico e ogni ulteriore passo verso l'Egeo e verso l'Adriatico, l'Italia sembra si possa prevalere, in questo momento e finché non sia scaduta la Triplice, dell'obbligo che ha l'Austria di non allungare le mani senza il consenso dell'Italia. 242 BibliotecaGino Bianco

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