Il problema delle alleanze Uno di questi idola mentis fu assai bene delineato e demolito dal Formentini nel n. 33 dell'Unità: ed è il pregiudizio che l'adesione dell'Italia al blocco austro-tedesco o all'Intesa anglo-franco-russa possa favorire la vittoria di correnti conservatrici o democratiche nella nostra politica interna, e la tendenza che ne consegue in molti conservatori o democratici nostrani di avere simpatia per l'uno o per l'altro sistema di politica estera in considerazione, non delle necessità della politica estera, ma delle opportunità o comodità della politica interna. Il Foberti, a cui dobbiamo sul Problema delle alleanze l'interessante studio pubblicato sulla Rivista popolare del Colajanni (pp. 235 sgg.) e l'articolo da noi pubblicato nel penultimo numero dell'Unità, non è suggestionato da nessun pregiudizio di politica interna nel sostenere la probabile utilità per l'Italia di un rinnovamento della Triplice Alleanza: uomo di cultura solida e realista, egli cerca nelle correnti e nelle forze stesse della vita internazionale i motivi della politica internazionale dell'Italia. Ma non è detto che anche il suo giudizio non sia annebbiato in questa ricerca da qualche considerazione, che dovrebbe, a nostro parere, rimanere estranea al dibattito. Egli scrive, per es., nel penultimo numero dell'Unità: Se si trascura di dare l'irnportariza dovuta all'elemento demografico e a quello economico, non si può certo comprendere al giusto valore fi'indirizzo politico mondiale che oggi informa l'azione dell'Impero tedesco, e che in condizioni identiche potrebbe imporsi anche al nostro paese. E diventa possibile l'errore di definire alcuni atteggiamenti come aggressivi o come lussuosi, mentre altro non sono se non l'indeclinabile svolgimento dellla propulsione che alla sua politica imprime, volta a volta, il ritmo fremente e vibrante delle innate forze di un p0polo. I Ora questo fatto, indiscutibile, che la Germania è portata non da un capriccio lussuoso ma dalle necessità della propria espansione demografica ed economica a contrastare fatalmente con l'Inghilterra, non deve pesare in nessun modo sul giudizio che dobbiamo dare intorno all'interesse che ha l'Italia di mettersi con la Ger.mania piuttosto che coll'Inghilterra: la quale, badiamo bene, è anch'essa portata non dal capriccio, ma dalla logica dei suoi interessi a contrastare l'imperialismo militare e coloniale della Germania. Nel 1848, allorché l'Italia si sforzò, movendo guerra all'Austria, di costituirsi a nazione - e si trattava bene per noi di una necessità di vita - la Germania ci fu avversa; e avversa ci fu nel 1859 e nel 1860; e con noi si alleò nel 1866, non perché vi si sentisse obbligata moralmente dal nostro diritto nazionale, ma perché questo le faceva comodo contro l'Austria. Oggi Germania· e Inghilterra sono portate dal " ritmo fremente e vibrante delle innate forze dei due pop?li " a contendersi il dominio .militare dei mari. Quale dei due è l'aggressore? è giusta l'aggressione? Sono problemi forse insolubili, e che ad ogni modo non ci riguardano. Noi dobbiamo semplicemente metterci di fronte al fatto di questi due popoli, di cui l'uno tenta modificare e l'altro si sforza di mantenere uno stato di possesso' attuale, e 229 BibliotecaGino Bianco
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