Il caso Alamanni nazionale: i quali se trovano comodo oggi far le viste di ignorare che esiste una questione Alamanni, ben riconoscevano nel n. 18 gennaio del loro giornale essere la dimostrazione della falsità molto facile, dati i numerosi errori di fatto, le evidenti contraddizioni e le anacronistiche affermazioni, che infiorano quegli scritti; in mome9ti piu tranquilli, in cui gli animi non fossero stati tanto distratti dalla passione eroica (sic), che tutti ci ha conquisi, la falsificazione dei documenti crispini sarebbe saltata agli occhi di ·ognuno. In conclusione, e con buona pace di chi troverebbe comodo che fosse lasciato in pace il signor Alamanni, noi, finché un comunicato ufficiale del ministro della Guerra non confer.mi esplicitamente la notizia data dal quotidiano torinese, continueremo a ritenere che nessun Consiglio di disciplina ha pronunciata una sentenza cosL. disinvolta. E se veramente ci fosse stato un tale Consiglio di disciplina, questo vorrebbe semplicemente dire che i componenti di quel Consiglio hanno voluto o dovuto assolvere l'Alamanni perché cos1 conveniva agli autori della falsificazione. E allora la questione, lungi dal cadere, si allargherebbe, perché vi sarebbe implicato da questo momento in poi il ministro della Guerra. E diventerebbe sempre piu interessante conoscere gli autori della mistificazione: i quali dovrebbero essere personaggi molto autorevoli o forniti di appoggi presso personaggi molto autorevoli, dal momento che sarebbero riesciti a coinvolgere nella propria complicità anche un Consiglio di disciplina del ministero della Guerra. Intorno ai probabili autori della falsificazione, nel n. 33 dell'Unità noi facevamo osservare che l'Alamanni, mentre dichiarava di " essere stato collaboratore assai attivo" della Riforma di Crispi morta nel 1896,dichiarava nello stesso tempo di "non· conoscere nessuno degli antichi redattori della Riforma." Ora dato che fosse vera la prima affermazione, si manifestava evidentemente assurda la seconda. E quest'assurdo dovrebbe avere uno scopo. E questo scopo non potrebbe essere altro se non quello di sviare i sospetti dal vecchio entourage crispino, sul quale i sospetti vanno a posarsi naturalmente, allorché si osserva che tutti i falsi documenti hanno la tendenza di glorificare Crispi. Ma noi sentivamo il dovere di dubitare se fosse.lecito prestar fede all'affermazione dell'Ala.manni " essere stato egli collaboratore assai attivo della Riforma,"· senza nessuna altra prova di controllo. Orbene noi siamo in grado di comunicare ai nostri lettori un documento, dal quale risulta che l'Alamanni fu non solo collaboratore, ma addirittura redattore della vecchia Riforma. Allorché, infatti, la Riforma mor1 sui primi di agosto 1896 e i redattori si trovarono a un tratto buttati sul lastrico, questi presentarono un ricorso al Collegio dei probiviri contro il proprietario del 227 Biblioteca Gino Bianco
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