Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Il caso Alamanni 1 La Gazzetta del Popolo del 17 agosto ha pubblicato, e altri giornali quotidiani hanno riprodotto, la seguente corrispondenza da Roma: I documenti crispini su Tripoli erano autentici Roma, 16 agosto (per telefono). - Ricorderete che in seguito alle pubblicazioni ddlla Ragione di lettere concernenti l'impresa di Tripoli scambiate fra Crispi e Camperio e altre personalità, l'autore delle pubblicazioni signor Alamanni fu accusato di aver falsificato i documenti. Egli si difese, protestò e affermò l'autenticità dei documenti stessi. Qualcuno in seguito si rivolse pubblicamente al Ministro della Guerra, deplorando che egli non intervenisse per la tutda dd buon nome dell'esercito essendo che l'Alamanni era tenente in attività·. A proposito di questo episodio posso dirvi: 1) che l' Alamanni non appartiene afil' esercito attivo, bensi alla milizia territoriale; 2) che è stato a Bengasi, non come ufficiale combattente, ma come interprete; 3) che il ministro della guerra lo ha sottoposto a consiglio di disciplina e che innanzi al Consiglio stesso l' Alamanni ha provato l'autenticità dei documenti sui quali basava mepubblicazioni e quindi è stato assolto. Dopo di che è sperabile che l'Alamanni quanto il Ministro della Guerra siano per questa faccenda lasciati in pace. Non sappiamo se. è questo un vero e proprio comunicato ufficiale del ministero della Guerra, oppure se si tratta semplicemente di un amichevole servizio reso dal corrispondente romano del giornale torinese agli autori dei documenti incriminati. A farci escludere che si tratti di un comunicato ufficiale, tenderebbe la circostanza che i pio importanti quotidiani non hanno pubblicato nulla al riguardo. In attesa, pertanto, che il ministro della Guerra senta il dovere di esprimersi ufficialmente, noi consideriamo la notizia della Gazzetta del Popolo come una semplice informazione giornalistica, forse errata. E dichiariamo alla Gazzetta del Popolo che, per conto nostro, non intendiamo in nessun modo lasciare in pace né Alamanni né il ministro della Guerra : e questo specialmente dopo la pubblicazione sopra riportata. La formula, infatti, che avrebbe adoperato il Consiglio di disciplina nell'assolvere l'Alamanni, avere cioè l'Alamanni provato "l'autenticità dei documenti sui quali basava le pubblicazioni," dimostrerebbe nei componenti del Consiglio di disciplina una cos1goffa ignoranza degli elementi della questione, che la sentenza stessa ne risulterebbe destituita di qualunque serietà e rispet1 Pubblicato in "L'Unità," a. I, n° 39, 7 settembre 1912, pp. 153-154, e riportato nel volume Come siamo andati in Libia, col titolo Il caso Alamanni e il ministro della Guerra. [N.d.C.] . 225 BibliotecaGino Bianco

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