"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 IV. Da tutte queste parole, se risulta definitivamente confermata la falsità totale dei documenti in parola, si ricava assai poco per quanto riguarda l'autore della falsificazione.. Ma un qualche spiraglio di luce nuova ne è certamente risultato. Anzitutto risulta, in maniera assolutamente sicura, che l'Alamanni non è lui il falsario. Inoltre, qualora fosse vera l'affermazione dell'Alamanni: "essere stato egli collaboratore assai attivo" della Riforma di Crispi morta nel 1896, - questo dato di fatto si potrebbe mettere in relazione con l'altra affermazione: "non conoscere egli nessuno degli antichi redattori della Riforma" - affermazione che, data la verità dell'affermazione precedente, sarebbe evidentemente assurda e mendace. Ora che motivo potrebbe avere questa menzogna, all'infuori di quello di mettere fuori causa persone che hanno interesse a non essere conosciute come amiche dell'Alamanni? d'altra parte è un fatto che tutti i falsi documenti crispini pubblicati dall'Alamanni sulla Ragione hanno la tendenza di lavare Crispi da ogni responsabilità nel disastro di Adua e di presentqrlo come preparatore, incitatore e profeta della nuova impresa libica. Tutte queste circbstanze messe insieme ci permetterebbero di costruire la ipotesi che la falsificazione dei documenti della Ragione sia stata fucinata proprio da qualcuno del vecchio entourage crispino; e l'Alamanni avrebbe, forse in buona fede, presentati i documenti alla Ragione. 1'-fa è proprio vero che l'Alamanni abbia avuto la parte, che egli dice, nella vecchia Riforma? Si può prestare alcuna fede ad un'affermazione di quest'uomo senza averla prima sicuramente controllata con l'aiuto di altre fonti d'informazioni? Un'ultima osservazione. Il ministero della Guerra, in sei mesi, non ha trovato il tempo di far conoscere la sua opinione intorno alla posizione, evidentemente falsa, di un ufficiale che ha comunicato a un giornale un gruppo di documenti tacciati di falsità. Questa inerzia vuol forse dire che al ministero della Guerra sono convinti che i documenti sono autentici? Oppure sono convinti che un ufficiale dell'esercito, il quale pubblica documenti falsi, non debba essere né punito se insiste ad affermare che la falsificazione è opera sua, né obbligato a rivelare il nome di chi gli forni i documenti nella ipotesi che egli abbia in buona fede fatta la pubblicazione? Noi abbia.mo ritardato fino ad ora questa nostra pubblicazione, nella speranza che il ministero della Guerra esaminasse la posizione del capitano Alamanni e prendesse i provvedimenti di sua competenza, all'infuori di ogni pressione giornalistica, in piena serenità, e con la esclusiva preoccupazione di eliminare il dubbio che fra gli ufficiali dell'esercito potesse essere tollerato un uomo sospetto come falsario. Ma sei mesi di silenzio nostro sono passati, e il ministero della Guerra 218 BibliotecaGino Bianco
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