Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Ennio Quirino Alamanni e i falsi documenti crispini ne capisce nulla, e si mette a dir male del Banco di Roma, alla cui politica attribuisce tutte le difficoltà che oggi l'Italia trova in Tripolitania. Si vanta continuamente del merito di avere spinta l'Italia a Tripoli: interrogato come concilii questa sua vanteria con l'affermazione di non conoscere nessuno degli altri promotori del tripolismo, ritorna ad affermare che non conosce _?-essuno. III. L' Alamanni desidera vivamente che )'on. De Viti ritiri la interrogazione, ed io rinunzi a continuare la campagna giornalistica: cosi - egli dice - il procedimento disciplinare iniziato contro di lui dal ministero della Guerra per i documenti sarà messo in tacere, ed egli potrà ritornare a servire la sua cara patria in Tripolitania. Inoltre egli afferma ripetutamente che la signora Alamanni, mentre egli era a Bengasi, fu consigliata dal cav. Nappi, 3 capo dell'ufficio stampa al ministero della Guerra, di non partecipare in nessun modo alle discussioni che nacquero dopo le pubblicazioni dell'Unità, e a tenere nascosto il ritorno del marito a Roma. Interrogato che interesse avesse il ministero della Guerra a mettere in tacere le cose, e che interesse avesse il cav. Nappi a dare siffatti consigli alla signora, non riesce a dare nessuna risposta, e si mostra piuttosto irritato contro il cav. Nappi, ai cui consigli attribuisce le difficoltà in cui ora si trova. Interrogato come mai h • signora concesse un'intervista alla Ragione (29 clic.), mentre era stata consigliata a tacere, nega dapprima che la signora al:>biaconcesso intervista ad alcuno: poi aggiunge "per quanto a me consta"; dell'intervista colla Ragione non sa nulla [possibile che non la conosca, sei settimane dopo essere ritornato da Bengasi?]; s'informerà, mi scriverà [non m'i ha mai scritto]. Insistendo a pregarci di lasciar cadere la cosa, io gli spiego che non ho nessun motivo di ostilità personale contro di lui: lo credevo, anzi, morto in base alla falsa notizia data dalla ~ua signora a chi era andato a nome mio ad informarsi di lui. Ma dal momento che egli continua a voler far credere che i documenti non sono falsi, dal momento che la falsità dei documenti è stata messa in dubbio da alcuni, dal momento che la sua signora ha fatto credere prima che egli fosse morto e poi che non si trovasse a Roma, dal momento che l'errore da me commesso di crederlo .morto è stato utilizzato da chi ci ha interesse per far nascere dei dubbi sulla falsificazione, io non posso rinuiziare a continuare nelle ricerche e nella pubblica discussione del fatto. L' Alamanni si offre allora a fare pubblicare dalla Ragione una dichiarazione che mi soddisfaccia, parlando di ciò coll'on. Barzilai. Io dichiaro che la sola dichiarazione, che possa soddisfacermi, è il riconoscimento che i documenti sono falsi, e che ad affermare che lui fosse morto fui condotto da una notizia maliziosamente data da chi era interessato a sviare le mie ricerche. L' Alamanni dice che è impossibile ottenere questa dichiarazione. 3 Un cav. Settimo Nappi, capitano dell'81° fanteria, risulta comandato presso il ministero della Guerra dall'Annuario militare. Non sappiamo se sia lo stesso cav. Nappi, con cui l'on. De Felice ebbe degl'incidenti vivaci a Tripoli nell'aprile passato, a proposito delle eccessive condiscendenze dell'amministrazione militare verso il Banco di Roma. 217 Biblioteca Gino Bianco

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