Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 rapporti col Camperio,2 passarono fra le sue mani molti documenti, di cui conservava lui gli originali; da questi documenti trasse prima del 1898 uno scartafaccio di appunti, di copie, di ricordi. Essendosi egli allontanato dall'Italia, la moglie, ridotta a gravi strettezze finanziarie, vendé libri, bruciò carte, fece sparire quasi ogni cosa. Dello scartafaccio rimasero poche pagine disordinate. Nell'estate passata egli coll'aiuto di questa reliquia ricostru1 a memoria i documenti perduti. In questo lavoro di ricostruzione, occorsero errori, anacronismi, ecc. Ma gli originali una volta c'erano. Interrogato perché non si sia limitato a scrivere degli articoli come quelli sul Marocco per dar notizia dei documenti perduti, anzi che ripubblicare di testa sua i documenti e metterli in circolazione come originali, non risponde, ricorda i suoi sacrifizi patriottici, quelli di suo padre, quelli della famiglia della sua signora, ecc. ecc. Interrogato perché, avendo documenti cos1 importanti, li abbia dati proprio alla Ragione, anzi che ad un altro giornale, non risponde. Interrogato sulla lettera di Crispi e sulla frase di Nietzsche, se si trovassero nei frammenti di scartafaccio sopravvissuti al falò o se l'avesse ricostruite anche queste a memoria, dice di non ricordare, anzi mostra di non sa-perenemmeno di che frase si tratti. L'impressione netta dell'on. De Viti e mia è che la manipolazione dei documenti non si deve attribuire ali'Alamanni, il quale non possiede nessuna delle attitudini necessarie a siffatto genere di lavori. I documenti gli furono veramente preparati da altri, di cui egli non fu che l'intermediario verso la Ragione. II. L' Alamanni vuole far credere che egli solo ha manipolato i documenti e che non ha agito per conto di nessuno. Afferma di non conoscere a Roma nessuno. Questo è in contraddizione con altre sue affer.mazioni: avere avuto carteggio con Crispi, essere stato amico di Fortis, essere stato collaboratore assai attivo della Riforma di Crispi, avere preparato nel 1906 un "piano finanziario" per la Tripolitania, per incarico del ministero degli Esteri, affinché servisse al Banco di Roma, avere preparata la via al comm. Bresciani in Tripolitania, ecc. ecc. Fattogli osservare che, con siffatti precedenti, è impossibile che non conosca a Roma nessuno, mentre vivono tuttora a Roma parecchi degli antichi redattori della Riforma, ammette di conoscere di questi antichi redattori uno che fa parte dell'ufficio di corrispondenza del Corriere della Sera, da Roma; interrogato del nome, fa quello di Civinini; ma fattogli osservare che per quanto noi ricordiamo il Civinini non fece parte della vecchia Riforma, immediatamente ritorna sui suoi passi, e afferma e riafferma di non conoscere affatto né Civinini, né altri. Interrogato in che cosa consistesse il "piano finanziario" fatto in Tripolitania pel Banco di Roma, risponde disordinatamente in modo che non se 2 "La Ragione" del 29 dicembre 1911 ha affermato che l'Alamanni fu " segretario del Camperio." Le nostre ricerche ci permettono di escludere la verità di questa affermazione. 216 BibliotecaGino Bianco

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