" Come siamo andati in· Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 alcuni vantaggi economici, commerciali e scolastici; certi diritti di pesca, l'esenzione dei nostri connazionali dal servizio militare francese, l'assicurazione di esistenza de'lle scuole da noi create colà. Questi vantaggi hanno la loro ragione nello sviluppo della emigrazione italiana, che costituisce la maggioranza della popolazione straniera in Tunisia. Ebbene, scaduta la convenzione del 1896, non è stato piu possibile rinnovarla; di anno in anno si proroga l'antica, ma i governanti francesi non hanno voluto fare una nuova convenzione. Gli italiani sono esposti cosi da un momento all'altro a perdere la loro situazione se alla Francia piaccia di applicare, come fa intendere, le regole del diritto comune internazionale. Eppure l'intesa su quistioni di tal genere dovrebb'essere nei propositi del Governo di Parigi, se esso vudle veramente dar prova di spirito amichevole ed equo verso gli italiani. È questo, certo, un punto assai delicato da studiare e da definire con . spirito di equità, senza rodomontate e senza malafede da nessuna parte, per rendere sicura e dignitosa l'amicizia fra Francia e Italia, le quali hanno tutto l'interesse ad associarsi per lo sfruttamento dell'Africa settentrionale, disponendo l'una dei capitali e l'altra della mano d'opera. Punto - dicevamo - da definire senza rodomontate e senza malafede. E insistiamo su queste parole, perché in tutta la campagna nazionalista, che da un anno a questa parte si va facendo apertamente e sottomano per allevare in Italia la francofobia, la questione di Tunisi, esagerata, svisata, goffamente interpretata, è il caval di battaglia per tutti coloro che lavorano pour le Roi de Prusse. Ma gli accordi si chiamano accordi, appunto perché ci si mette d'accordo. E il Corriere della Sera, che augura possibile finanche un accordo fra Austria e Russia per gli affari balcanici, non si capisce perché debba ritenere a priori impossibile un leale e dignitoso accordo fra Francia e Italia per regolare amichevolmente la situazione degl'italiani in Tunisia. Si direbbe quasi che sarebbe estremamente seccato se avvenisse, e sarebbe lieto di fare tutto il possibile per impedirlo. Gli è che la Tunisia, è il fer.mento che i nazionalisti-colonialisti e perciò triplicisti si propongono di far mussare non appena credano giunta l'ora di suscitare querelles d'allemand - il motto pare inventato proprio per questa situazione! - con la Francia. Riesciranno nello scopo? E se riescissero, sarebbe un bene o un male per l'Italia? Sarebbe bene che i giornali triplicisti àffrontassero una buona volta apertamente e lealmente il problema, e dimostrassero che il loro programma riescirebbe utile davvero alla nostra patria. lr..vece, preferiscono dissimulare i loro fini, e prepararvi lentamente lo spirito pubblico con una abile e ipocrita campagna di successive e ben coordinate notizie tendenziose, silenzi opportuni, commenti insinuatori, espressioni di augurio, gesti di incredulità; in modo che i lettori si trovino un bel giorno senza saper come e senza sapere perché suggestionati nella direzione che al giornale conviene, e incapaci a ragionare serenamente il pro e il contro della questione; e i giornali possano allora dar l'ultima spinta alla loro campagna, 214 BibliotecaGino Bianco
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