Come si fabbrica una "terra promessa" La "terra promessa" di G. Piazza ( pp. 130-1) Ecco infatti, che cosa diventano le pagine del Medana nelle descrizioni ditirambiche del Piazza. Stamperemo in carattere corsivo le parti, che il Piazza ha preso, senz'alterarle, dal rapporto Medana; tra virgolette stamperemo i punti, che il Piazza ha alterati; e numereremo le singole parti, in modo che i lettori possano agevolmente rintracciare i passi corrispondenti nel rapporto Medana. 1) Solo il venti per cento di questo vasto territorio coltivabile è oggi coltivato .... Questo venti per cento sono le oasi: 2) Quelle principai,i di' Zuara, Zauia, Zanzur, Tripoli, Tagiura (n. 3), Sliten, Misurata nella zona lt'toranea; 3) Le oasi della zona litoranea sono inframezzate da tratti sabbiosi, " di calcare, quarzo e silice, apparentemente deserti, ma sotto cui il velo acquifero si trova a una profondità dai tre a trenta metri " [ attribuisce ai tratti sabbiosi, che dividono le oasi e che formano la maggior parte del paese, ciò che il Medana aveva detto delle sole oasi 3 ). 4) Tra il litoral,e e il Gebel il terreno è attual,mente quasi generalmente adibito ai pascoli [è soppresso l'aggettivo "magri"] (il velo acquifero) piu all'interno diventa piu -profondo. "Sotto l'ombra benefica dei palmizi· delle oasi [aggiunta di fantasia] è coltivato il grano e l'orzo. " 5) " Vi può rendere venti volte " [ sopprime i minimi, e tace che le annate buone non sono in media piu che 4 su 10], e in certi posti, come a Katis, Misurata, Gharian, perfino quaranta volte la quantità seminata. 6) Vengono dopo le oasi "richissime " di olivi, di fichi, di· grano, di zafferano, del Gebel: Nefusa f efren, Gharian, " Tarhuna, " Msellata [Tarhuna, distretto " piuttosto sterile " 2 è diventato anch'esso ricchissimo]. 7) Ultima zona [ tace del Fezzan, zona deserta, vedi n. 8 sopra] di quella delle " fertili " [ quest'aggettivo lo mette di suo] oasi di Ghadames, Der-gi, Sinaun, Misda, Bungeim, O,·fella, Sella, Socna; quest'ultima lunga sèssanta e larga venti chilometri e ricca d' olivi e di viti. 9) Le palme che proteggono queste coltivazioni si· fanno ascendere nel vilayet al numero di· "tre" milioni [arrotonda e ingrossa la cifra]. 10) L'ulivo vi cresce spontaneo, selvaggio, non curato, non potato [il Medana dice che gli ulivi sono abbondantissimi nelle oasi; il Piazza mette un vi largo come la misericordia di Dio] eppure vi produce annualmente " settantamila " quintal,i, con " tredicimila " d'olio estratto [ al solito, sopprime le cifre minori]. 11) Gli aranci, coltivati soprattutto nell'oasi di Tripoli, a Socna e Talbiga vi crescono rigogliosi e "pure spontanei " [il Medana dice che vengono rigogliosi_nei giardini e negli orti irrigati: altro che spontanei I] e vi producono per un val,ore di sessantasette mila lire annue. 2 Il MATHUISIBULX (La Tripolitanie d'hier et de demain, Paris, Hachette, 1912, p. 109), autore non sospetto ai nostri tripolini e che ha percorso in lungo e in largo buona parte del paese, dice del distretto del Tarhuna: " Presque intièrement désert; on n'y rencontre pas un arbre contrairement à ce que l'on voit dans les collines de Msellata, où les oliviers abondent." · 3 Di queste oasi scrive il MATHUISIBULX, La Tripolitanie d'hier et demain, p. 198: " Sans doute, la plupart de ces oasis sont belles et prospères, mais leur superficie est tout à fait négligéable, si on la compare- à celle des terrains desertiques, en arrière. Les auteurs, les ltaliens surtout qui vantent la prospérité de ces terres basses, ont été induits en erreur par des ecursions trop courtes. De ce qu'on leur permettait de voir aux environs immédiats de Tripoli ou de Misurata, ils ont deduit prématurément que toute la Djeffara était fertile. C'est absolument faux; le tota! des terrains ombragés par des palmiers ou recouverts d'une végétation quelconque ne constitue pas la millième partie des déserts environnants." 185 bliotecaGino Bianco
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