Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Come si fabbrica una "terra -promessa" 1 Il cav. Augusto Medana, andato console a Tripoli nel 1902, compilò un rapporto sul Vilayet di Tripoli di Barberia nel 1903, che fu pubblicato nel Bollettino del ministero degli Affari esteri del novembre 1904. Il lavoro non è privo di mende e di errori, e lascia parecchio a desiderare dal punto di vista del metodo scientifico. Ma il Medana non era uno scienziato: era un console, era un pratico. E nell'insieme, la sua relazione è uno studio molto diligente e onesto sulle condizioni economiche della Tripolitania (esclusa la Cirenaica). A questo rapporto ha attinto il giornalista Giuseppe Piazza per descrivere, in articoli, pubblicati prima sulla Tribuna della primavera passata e raccolti poi in un volumetto nell'estate scorsa, la "terra promessa," che l'Italia era invitata a conquistare. Ma nell'attingere al rapporto Medana, il Piazza ha fatto un curiosissimo lavoro di alterazione in senso ottimista: documento caratteristico dei metodi, con cui è stata creata in Italia la montatura tripolina. " Il rapporto Medana (pp. 58-60, 63, 67) Cominciamo dal riprodurre le parole del Medana, dividendole in frammenti staccati e segnando ciascun frammento con un numero d'ordine, affinché siano facilitati i confronti col testo derivato del Piazza. 1) Astraendo dalle regioni deserte, la Tripolitania si può figurare divisa m quattro ZOnf. 2) Prima zona litoranea. È costituita da una serie di oasi, le principali delle quali, da ovest ad est, sono quelle di Zuara, Zauia, Zanzur, Tripoli, Tagiura, Slìtten, Misurata. 3) Tali oasi, che sono intramezzate da tratti sabbiosi, formano una striscia di terreno pianeggiante, di natura calcarea, con quarzo e silice, dove il velo acquifero si trova ad una profondità che varia dai 3 ai 30 metri. La suddetta striscia, nelle oasi di Tagiura, che sono le piu estese, ha una larghezza media di 3 chilometri . ... La popolazionè vive sparsa per la campagna, ed all'infuori di Tripoli ed Homs, non si hanno grossi centri abitati. • 4) Seconda zona, fra il litorale e il Gebel. Per la maggiore profondità del velo acquifero, è meno suscettibile di coltivazione, la quale è limitata ai cereali e specialmente all'orzo. Qui, invece, nei magri pascoli si esercita' la pastorizia, e la popolazione per conseguenza vive nomade sotto le tende, là dove trova l'acqua per sé e per il bestiame. 5) In generale dicesi buono il raccolto [dell'orzo], quando produce venti volte la 1 Pubblicato in "L'Unità," a. I, n° 26, 8 giugno 1912, p. 103. Riportato anche nel volume Come siamo andati in Libia, pp. 6~73.· [N.d.C.] 183 ibtioteca Gino Bianco t

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