"Come siamo andati in Libia., e altri scritti dal 1900 al 1915 servire a impegnare l'Italia in un nuovo ingranaggio di politica estera, nota per allora a pochi iniziati. Il Governo stentò a decidersi. La forza propulsiva è stata - spiega il Corriere della Sera del 2.5 febbraio - la volontà popolare, perché senza di essa, forse, l'impresa non sarebbe stata iniziata. Il Governo stesso sarebbe stato piu dubbioso e incerto. L'impresa sarebbe stata una perpetua aspettazione di pochi, se la stampa non avesse dato il segno. Pochi uomini, dunque, con l'aiuto della stampa, e a base di falsificazioni e di mistificazioni economiche, hanno galvanizzato la volontà popolare ed hanno vinte le indecisioni del Governo. E questi stessi "pochi uomini," con l'aiuto della stessa stampa, lavorano sempre a lanciare ancora piu innanzi l'Italia per la loro strada. Il loro - programma, dalle parole del Corriere della Sera, risulta chiaro: nuove espansioni coloniali intorno alla Libia considerata come "primo nucleo"; quindi politica mediterranea-africana considerata da ora in poi come "preminente" per l'Italia; quindi abbandono della politica venostiana adriatica del decennio passato (il problema adriatico si continua a chiamarlo ancora per poco "i~portantissimo," ma presto anche questo sipario cadrà); quindi rinnovamento della ·Triplice; aumento delle spese navali; e francofobia per giustificare le maggiori spese navali e le cessioni che occorrerà fare all'Austria all'oriente dell'Adriatico. Il Governo è concorde coi nostri triplicisti-mediterranei-coloniali? Nella prima metà del settembre passato, come riconosce il Corriere, il Governo esitava ancora a lanciarsi nell'impresa di Tripoli. Allorché piegò il capo alla famosa "fatalità storica" - rappresentata dal ricatto tedesco, dalle imposizioni del Banco di Roma, dal fragore della stampa quotidiana e dalle minaccie dei nazionalisti, - vide anche le ultime conseguenze, a cui i coloniali volevano condurlo? E se le vide, le accettò senz'altro? Oppure aveva il proposito di fermarsi al momento opportuno? Oppure non vide e non capi nulla, e cedé a quelle prime pressioni, ed ha continuato a cedere, e continuerà a cedere sempre, perché non ha idee, perché non sa quello che vuole, perché tutta la politica giolittiana consiste nel vivere alla giornata? Vorremmo ingannarci; ma quest'ultima ipotesi sembra a noi la piu probabile. Un ministro degli Esteri rammollito ed esautorato, un presidente del Consiglio ignorantissimo di politica estera, un ministero degli Esteri che è una organizzazione di incompetenze, un corpo diplomatico e consolare troppo inferiore al suo compito, non ci fanno sperare nulla di buono per la nostra patria. In siffatte condizioni occorrerebbe si formasse in Italia un gruppo di persone che aprisse gli occhi al paese, spingesse ognuno a rendersi bene conto dei pericoli che attraversiamo, obbligasse Governo e partiti di Governo a prender posizioni rette e a capire che non sarà loro facile dissimulare con abili manovre giornalistiche le loro terribili responsabilità. 178 BibliotecaGino Bianco
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