Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Meminisse ;uvabit quelle del tempo dei Romani," e perciò non c'è da ricavar nulla dalla Cirenaica!). E in questa suggestione sono possibili i porti, le ferrovie, le società per azioni, e tutti gli altri panamini, che si preparano ad uso e consumo del1'affarismo patriottico. M eminisse juvabit 1 Scrive il Corriere della Sera del 23 febbraio, a proposito dell'impresa di Tripoli: A suo tempo, quando la decisione del Governo era ancora incerta, noi tenemmo a indicare quelli che a parer nostro erano i valori della Libia e parlammo di una gerarchia di valori, e al sommo ponemmo il valore politico. L'impresa voleva dire che una parte dell'Africa mediterranea doveva essere nostra; che la politica mediterranea diventava, in conseguenza, per noi, la finalità preminente della nostra azione; che la politica adriatica coltivata nell'ultimo decennio costituiva un aspetto, importantissimo si, ma non esclusivo né assorbente della nostra attività internazionale. Una colonia, se è un punto necessario alla irradiazione o alla difesa di una nazione, genera da se stessa nuove espansioni: diventa fatale il non fermarsi, il proseguire, lo sviluppare e completare il primo nucleo. Iniziato il movimento, la politica africano-mediterranea diventa per noi una fatalità. La Libia deve essere per noi un punto di partenza, non un punto di arrivo. Date le condizioni presenti dello spirito pubblico, il quale non può essere " maturato " che a poco a poco dalle manovre della stampa quotidiana, e non è ancora avviato a quel punto di intossicazione che è necessario, affinché possa avvenire impunemente la rivelazione completa della nuova politica a cui si vuole trascinarlo, il Corriere della Sera non potrebbe esporre piu chiaramente il programma d'azione, di cui oramai è l'organo piu autorizzato. L'impresa di Tripoli - proclama ora il Corriere - fu fatta non per considerazioni economiche, ma per un fine politico, il quale allora era tenuto nascosto. Tutte la falsificazioni e mistificazioni grazie alle quali la Tripolitania - pardon... la Libia - è diventata una " terra promessa " per i minchioni, fu fatta non perché si prendessero sul serio le ricchezze aspettanti, ma perché si voleva sovreccitare l'ingordigia cieca di un popolo pezzente pt:r lanciarlo in una impresa, che alla "gran bestia" veniva descritta come la facile conquista di un benessere materiale favoloso, ma in realtà doveva 1 Pubblicato in "L'Unità," a. I, n° 12, 12 marzo 1912, p. 45, a firma L'UNITÀ. [N.d.C.] 177 Bibli9tecaGino Bianco . \

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