Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Faùificazioni tripoline 1 La lettera di Francesco Crispi,... Nel carteggio Rohlfs-Crispi-Camperio pubblicato dalla Ragione del settembre passato, piu impressionante ancora del falso rapporto Rohlfs, è la lettera, in ,data 16 agosto 1894, di Francesco Crispi a Camperio, su le future grandi lotte fra le nazioni per il dominio del Mediterraneo. Il falsario immagina che Crispi abbia ricevuto nell'agosto 1894 dal Camperio un opuscolo "magnifico" di W. J. Dillon, in cui il problema dell'Africa settentrionale è trattato "con intuizione superba e con antiveggenza miracolosa." Il Dillon prevede in questo opuscolo, che grazie all'opera del principe di Galles, il futuro Edoardo VII, la Francia e l'Inghilterra si accorderanno per prendersi, l'una definitivamente l'Egitto e l'altra il Marocco: La Tripolitania - diceva questo meraviglioso Dillon - dovrebbe andare all'Italia per foggiare un cuneo, che interponendosi fra i due colossi, segni per ciascuno la via dell'equità e del rispetto dei trattati. - Crispi, leggendo questa roba, prende subito fuoco: Se ciò [l'andata della Francia al Marocco] - come io stesso mi par (sic) d'intuire come in un sogno - si avverasse, all'Italia non rimarrebbe che un solo dovere da compiere, subito, immediato: l'occupazione della Tripolitania ... Se la Tripolitania fosse pure un deserto, un roccia sterile, un'ara pel sacrifizio dei nostri figli, la bandiera d'Italia dovrà sventolarvi, al sole, ai venti, alle tempeste, col motto: di qui non si passa I Guai alla nazione, se non sentisse appieno nel cuore, nello spirito e nelle fibre la potenza suggestiva di questo sacro dovere. Essa non sarà piu degna d'affermare: questo mare è mio! Essa non potrà piu invocare l'aiuto di alcuno, essa che sarà stata vile e sorda alla voce della coscienza nazionale. Ecc. ecc. Ma disperda il fato l'orrenda visione! Tutti noi ricordiamo la profonda impressione, ·che produsse in Italia questo documento straordinario. Fu, come dissero i giornali, "l'ora di Crispi." La lettera crispina giungeva proprio al momento buono per spingere agli estremi il parossismo della opinione pubblica. Un governo, che avesse osato da quel momento in poi resistere alla corrente che travolgeva ogni cosa, sarebbe stato spazzato via dall'insurrezione di tutto il paese. "Viva Crispi," gridavano i giovinetti nazionalisti per le strade. Crispi fu il nume indigete della santa gesta nazionale. E giustamente il Corriere della Sera 1 Pubblicato in "L'Unità," a. I, n° 2, 23 dicembre 1911, p. 7, e riprodotto nel volume Come siamo andati in Libia, J?P· 31 sgg., omettendo gli ultimi periodi da "La Ragione nel pubblicare i falsi documenti in ·poi. [N.d.C.] 126 Biblioteca Gino Bianco

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