Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

• ,Il partito popolare e la questione romana dice che è arrabbiato. Per abbattere don Sturzo, bisogna dire che non è cat– tolico abbastanza. S'intende che in perfetto collegamento coi conservatori cattolici ope– rano i conservatori fascisti, nazionalisti, liberali, agrari e... democratici. Per costoro don Sturzo è diventato una specie di bestia nera, specialmente dopo che ha osato, nella crisi ministeriale del febbraio 1922, mostrare di possedere una volontà inflessibile, ed ha imposto quella sua volontà anche all'on. Giolitti. La borghesia italiana credeva di farne il suo cappellano; e si è avvista d'avere un padrone. Pei conservatori cattolici e pei conservatori liberali-democratici, l'i– deale sarebbe che il nuovo papa, Pio XI, ritornasse alla politica del suo omonimo, abbandonando la tattica del predecessore immediato. Papa Ratti, se obbligasse don Sturzo ad abbandonare la segreteria del partito popolare, se mettesse l'azione elettorale e politica delle organizzazioni popolari sotto il controllo dei vescovi, se sconfessasse l'on. Miglioli, diventerebbe subito un gran papa per gli agrari lombardi e toscani, e per tutti i candidati del liberalismo, che non è liberalismo, di destra, e della democrazia, che non è democrazia, di sinistra. Ma sembra assai difficile che Pio XI voglia tentare oggi, contro il partito popolare di don Sturzo, una nuova edizione della spietata operazione chirurgica compiuta da Pio X, fra il 1904 e il 1906, contro la democrazia cristiana di Romolo Murri. Ai tempi di Pio X, non era scesa ancora in campo una massa di piu che un milione di organizzati, in maggioranza piccoli proprietari di campagna, fittabili, contadini. Un orientamento del partito popolare verso la destra fascista, nazionalista, agraria, getterebbe lo sfacelo in queste moltitudini. I socialisti mieterebbero dove i popolari hanno se– minato. Certo, un grande aiuto alle correnti borghesi e conservatrici nel par– tito popolare lo dà la tattica del partito socialista. La intransigenza, infatti, che i socialisti hanno finora praticato di fronte a tutti i partiti - aggravata nei rapporti col partito popolare dalla tradizione anticlericale del socialismo, e dalla concorrenza che i due partiti si fanno nelle organizzazioni econo– miche - questa intransigenza paralizza tutti i tentativi, che fanno i demo– cristiani per portare il partito popolare verso sinistra. Nelle discussioni coi democristiani sulla tattica, i conservatori del partito popolare portano in dote le offerte di alleanze, che agrari, liberali, nazionalisti, fascisti ripetono ad ogni circostanza: non appena si costituisse un'alleanza fra popolari e destra parlamentare, con l'adesione, che non mancherebbe, di tutti i numero– sissimi avventurieri della sinistra cosiddetta democratica, si costituirebbe nella Camera e nel paese una situazione conservatrice solidissima, in cui i popolari avrebbero una posizione predominante e detterebbero la legge. 3 3 Nel novembre-dicembre 1922, rielaborando i primi due capitoli di questo saggio per una traduzione francese, che avrebbe dovuto essere pubblicata nella "Revue de Paris" col titolo Il movimento politico dei cattolici italiani (ignoro i motivi della mancata pubblicazione), Sal– vemini aggiunse a questo punto: "Anche nella situazione incerta, a cui gli elementi conservatori erano ridotti dalla opposizione democratica, la tattica delle alleanze con gli elementi non socialisti 66 Bib-lioteca Gino Bianco

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