Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia
Il partito popolare e la questione romana durante il precedente decennio, il dominio ai moderati. Salito al trono pontificio, Benedetto XV_ continuò la politica elettorale della diocesi di Bologna: che consisteva nel non fare nessuna politica elettorale; lasciò che agissero nel movimento cattolico le forze spontanee, senza nessuna pre– ferenza né per le conservatrici né per le democratiche; e con questa asten– sione, lasciò campo libero in Italia alle forze democratiche, dichiarando che il partito popolare agiva sotto la propria esclusiva responsabilità, all'in– fuori di qualunque controllo delle autorità ecclesiastiche. Nel congresso di Napoli del 1920, il contrasto fra conservatori e de– mocratici sembrò minacciare l'unità del partito. Nel congresso di Venezia invece, i conservatori, sentendosi in grande minoranza, non hanno osato dar battaglia. Ma sul tema della tattica parlamentare i due indirizzi non hanno potuto non venire a contrasto. Alla fine la proposta di consentire le alleanze anche coi partiti di destra, e quella di escluderne proprio i partiti di destra, si conciliarono in un compromesso, che dava la preferenza all'indirizzo democratico, senza escludere qualche giro di valzer con la de– stra conservatrice. Ma un incidente caratteristico sulla fine del congresso, ri– velò che c'è nel blocco una incrinatura piu profonda che dai piu non si cre– da: un gruppo conservatore anonimo, per protestare contro l'ammissione di alcuni antichi democratici cristiani del 1903 nel Consiglio nazionale del partito, tentò di far votare una lista propria in contrasto con quella con– cordata ufficialmente nelle trattative preparatorie. Contro i promotori di que– sta oscura scaramuccia elettorale, la grande maggioranza del congresso si rivoltò, e don Sturzo non dové penare molto a sventare la manovra; ma l'incidente rimane come indice di una antitesi, che continuerà ad affaticare, con maggiore o minor violenza e chiarezza, secondo le circostanze, la vita del partito: perché nasce dalla natura eterogenea degli elementi sociali, che convergono ad alimentare il movimento. 2 Fra lz'beralie sociali'sti E già nel gennaio passato (1922) una campagna sistematica contro le deviazioni troppo popolari e non abbastanza cattoliche del partito di don Sturzo cominciava ad essere sferrata nella stampa cattolica piu conserva- 2 Nella prima redazione, apparsa avanti la morte di Benedetto XV (22 gennaio 1922) ( Gli elementi democratici nel partito popolare, in "Il lavoro," Genova, 10 novembre 1921), questo capitolo terminava con la previsione: "Il resultato della lotta è nelle mani del papa. Se nei prossimi anni Benedetto XV dovesse cambiare indirizzo, o venisse a morire e fosse sostituito da un papa dello stampo di Pio X, i clericali conservatori acquisterebbero energia e audacia, prenderebbero l'offensiva contro don Sturzo e i suoi seguaci, provocherebbero magari una scissura nel partito, trascinando con sé verso destra tutti gli elementi indecisi, su cui avrebbe peso decisivo la parola del papa: sarebbe una nuova edizione della crisi del 1904-1906, su un campo assai piu vasto, e con resultati assai malsicuri data la potenza del nuovo movi– mento democratico. Finché, invece, Benedetto XV rimarrà fedele alla sua politica attuale, e se un mutamento di pontifi.çato non avverrà a prossima data, i clericali conservatori saranno ridotti alla impotenza, e probabilmente continueranno ad emigrare alla spicciolata dal partito popolare verso quei gruppi agrari, nazionalisti, fascisti, liberali democratici, democratici liberali, demo– cratici sociali, e via dicendo, nei quali possano sperar di trovare una piu efficace difesa della proprietà e del parassitismo politico e sociale." [N.d.C.] 64 BibliotecaGino Bianco
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