5 E' qui trasfigurato, o colleghi. E di ciò il mio egoismo si duole, il mio piccolo egoismo di individuo, di fratello maggiore, di anziano, di padre: che 1<:glinon è più soltanto il mio figliolo prediletto. L'uomo di parte, l'assertore nobile ed alto di un'idea nobilissima, quegli che fu,. per noi socialisti, tutto iu una volta, il filosofo, il finanziere, l'oratore, l'organizzatore, il commesso viaggiatore, l'animatore sovratutto, il pensiero insomma e l'azione congiunti - anche l'azione più umile che altri sdegnava - l'unico, l'insostituibile; colui che, come già Leonida Bissolati pel Cremm,ese, travolto dalla sublime follia dell'amore de' suoi contadini, del Auo proletariato polesano, per esso aveva rinunziato indifferente agli agi e alla tranquillità della vita, alla sed~zione degli studi cari in cui più eccelleva, e della sua giovinezza poteva dire col poeta della Versilia: e tuttu ciò che facile allo,· prometton gli anni, io 'l dieài per un impeto lacrimoso di affanni, pel' 1111 amplesso aereo in faccia a l'aV'Venir; e per questa sua passione divorante, gelosa, era l'esule in Patria, il bandito dalla sua terra, il. maledetto dei paràssiti de la sua terra, il profugo eterno, sempre presente soltanto dove l'ora del periglio battesse la diana; quest'uomo, qne- .sta figura cosi staccata e viva su lo sfondo verde e bigio d questo singolare paesaggio politico, non sparisce, no, non scolora - ma si riaffaccia oggi in troppo più ampia cornice. 11simbolo e la Nemesi. Quello, che era. cosa nostra, è divenuto anche la cosa vostra, l'uomo di tutti, l'uomo della storia. E, ingrandito così, quasi è tolto a noi come alla famiglia dolorante - perchè .,. divenuto un simbolo. Il simbolo di un oltrng~io che rinasume ed eterna cento ibl'ot-eca Gino Bianco
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