Ilvlndlcesacrificio d Matteotti celebrato da Filippo Turati Vorrei che a questa riunione, non si desse il nome logoro, consunto - specialmente qui dentro - di « commemorazione ». Noi n~n «·commemoriamo,>. Noi siamo qni convenuti ad un rito, .ad un rito religioso, che è il rito stesso della Patria. Il fratello, quegli ch'io non ho bisogno di nominare, percliè il suo nome· è nei , ostri cuori, perchè il suo nome è evocato in questo momento da. tutti gli uomini di cuore, al di qua e a.I di là dell'Alpe e dei mari, non è un vinto, non è neppure un assassinato. Egli vive, Egli è qùi, presente e pugnante. Egli è un accusatore ; Egli. è un giudicatore ; Egli è un vindice. Un vindice. Non il nostro vindice, o colleghi. Sarebbe· troppo mise• ra.. e futile cosa. Egli è qui il vindice della. terra nativa.; il vindice della Nazione che fu depressa e soppressa; il vindice di tntte le cose grandi, che Egli amò, che noi amammo, per le qua.li vivemmo, per le quali oggi più che mai abbiamo, anche se stanchi e sopraffatti dal disgusto, il do-vere di vivere. E il dovere di vivere è anche, e sopratutto, il doYe• re di morire quando l'ora lo comanda. Biblioteca Gino_Bianco
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