... t3 O bennate, clicean le Moabite, Bennate quelle, cui doni h sorte Vivere ad alme sì gentili unite! II padre intanto fu giunto da morte E l'egra sconsolata genitrice, Pallida il volto, e Je pupille smorte , L' ora attendea d'esser con lui felice : Ahi si serbava a più crudele affanno, Che fu d'ogni mio mal prima radice! Da quello istante , ohimè! volgeva l'anno E nn più ùolce pensier spargea d'oblio. La rimcmbranza del sofferto danno. Chè ne' snoi n gli il natural disio Leggendo, ad altro essa il primiero ofl'erse; Fè che il secondo un sol foss' egli cd io. Ma non sì tostamente il Ci !;IiO terse Del lar ,;mare, che in pnì. fi ero lutto E Madre e Nuore si trovaro immerse. Grandine grossa, che in brev' ora il frutto Di auclor lungo e la speme si 'porta Del villane] eh' è a: mendicare adutto • Sua farnigliuola assai meno sconforta, Che non il morbo, éhe a un tratto ne tolte Al correr della vita ajuto e acorla.
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